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Partito Radicale Rinascimento - 19 gennaio 1997
IL FOGLIO SABATO 18 GENNAIO 1997
"I GIUDICI DELLA CONSULTA NON MORDONO I GIUDICI PERCHE' CIRCONDATI DA GIUDICI"

di Giuseppe Di Federico

Signor direttore. Le scrivo con riferimento all'articolo "Strategie referendarie" apparso ieri sul Foglio. Il giornalista che mi ha intervistato ha riportato correttamente alcune delle cose da me dette. Per comprenderle appieno è tuttavia necessario tener presenti alcune circostanze che certo non potevano trovare spazio in un breve spazio che trattava un argomento molto ampio. Le precisazioni che mi pare opportuno fare sono le seguenti.

1) E' errato dire, come comunemente si afferma, che la Corte costituzionale non abbia mai dichiarato incostituzionali norme la cui decadenza avrebbe impedito lo svolgimento di successive elezioni senza un intervento correttivo del Parlamento. Con una sentenza del maggio 1982 (la n. 87) la Corte dichiarò illegittima una norma della legge elettorale del Csm relativa ai requisiti per l'elezione al Csm dei due magistrati di Cassazione, e il Parlamento dovette intervenire, con la legge n. 655 del 1985, per consentire il regolare svolgimento delle elezioni del Csm nel 1986. La Corte cambiò radicalmente orientamento con la sentenza del febbraio 1987 dichiarando incostituzionale un referendum che intendeva far decadere altre norme della stessa legge elettorale del Csm. Con ciò stesso impedendo ai cittadini di poter fare col loro voto ciò che essa stessa aveva ritenuto legittimo fare nel maggio 1982.

2) Il mutamento di orientamento della Corte fu preceduto e accompagnato da eventi che io ritenni già allora inquietanti sotto il profilo istituzionale. Nella previsione che la Corte confermasse il suo orientamento e ammettesse il referendum sul sistema di elezione del Csm, nel marzo 1986 la Giunta dell'Associazione magistrati prese una posizione durissima e con toni minacciosi disse testualmente che avrebbe comunque difeso "strenuamente nel Parlamento e, se necessario, nel Paese" il sistema proporzionale per l'elezione del Csm. Alcuni mesi dopo la magistratura organizzata smise del tutto di esprimere preoccupazione per questo referendum e concentrò la sua campagna solo contro l'altro referendum che la riguardava, e cioè quello sulla responsabilità civile (quasi trascurato fino ad allora). Come spiegare questo cambiamento? La voce che allora circolava era quella che la magistratura avesse ricevuto informalmente "assicurazioni" che la Corte costituzionale avrebbe bocciato il referendum elettorale. Queste voci

riferii in una relazione tenuta all'Arel il 2 dicembre 1986 e cioè due mesi prima della pronuncia negativa della Corte (era tra gli altri presente il professor Vassalli, allora senatore e oggi giudice costituzionale). E' da allora che ho cominciato a domandarmi se su questa decisione e su altre -sempre favorevoli alle aspettative della magistratura- non pesi in maniera decisiva l'attuale assetto della Corte: e cioè non solo e non tanto il fatto che cinque dei componenti della Corte siano eletti dalle magistrature, quanto la circostanza che tutti e 30 gli assistenti di studio dei giudici costituzionali siano magistrati ordinari distaccati presso la Corte stessa e che siano proprio loro a effettuare gli studi preparatori su cui poi i giudici costituzionali basano le loro decisioni.

Una considerazione finale. L'esigenza di rivedere l'assetto della Corte costituzionale non si riduce certo solo a impedire che al suo interno si possano informalmente creare impropri "gruppi di pressione". Le aspre polemiche che hanno di recente accompagnato la nomina di 4 giudici da parte del Presidente della Repubblica, ad esempio, segnalano a mio avviso l'opportunità che, in un regime di fatto presidenziale, le nomine presidenziali siano confermate dal Parlamento, come negli Stati Uniti.

Giuseppe Di Federico, Bologna

Risposta del direttore:

Il professor Di Federico segnala un caso di conflitto potenziale di interessi. Grazie per questo e anche per il saggio esemplare sull'indipendenza dei giudici italiani ("Les leçons italiennes") apparso sul Monde di venerdì.

 
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