BATTAGLIA TRA I GIUDICI SUI TRENTA REFERENDUM
ROMA. I giudici costituzionali sono chiusi ormai da due settimane in camera di consiglio per decidere le sorti dei referendum presentati da Marco Pannella (diciotto) e quelli regionali (dodici). Finora sono state disattese tutte le previsioni della vigilia, che parlavano di decisione rapida. Evidentemente i giudici costituzionali stanno discutendo. CosI' accade che fiorisca una guerra di
indiscrezioni dagli esiti paradossali: una volta si annuncia che i referendum elettorali si faranno, il giorno dopo si annuncia il contrario. In verita', non c'E' ancora nulla di definitivo. Le decisioni sono rinviate alla settimana prossima.
La discussione interna alla Corte Costituzionale, a quanto pare, E' cominciata con i dodici referendum regionali. Poi si E' passati ai referendum proposti da Pannella. Come si ricordera', sono stati avanzati quesiti sulla legge elettorale (per abolire la quota proporzionale), sul Csm (modifiche ai sistemi di elezione dei giudici), sull'aborto, sulla liberalizzazione delle droghe leggere, sulla smilitarizzazione della guardia di Finanza e quant'altro. Ebbene, della raffica di referendum pannelliani, la Corte ha cominciato proprio con i quesiti elettorali. E su questi - che sono i referendum piu' direttamemte legati alla politica - sembra che i giudici abbiano gia' terminato il cosiddetto "giro di tavolo". Ossia hanno parlato tutti, valutando la giurisprudenza, gli effetti indotti, la funzionalita' della legislazione residua, la costituzionalita'. Qui, intorno al tavolo, si sarebbe - ma il condizionale E' d'obbligo - registrata una sostanziale parita' tra gli schieramenti. E se cosI' fosse, sara' il voto del p
residente Renato Granata a far pendere la bilancia da un lato.
La doccia fredda delle indiscrezioni sta tenendo sulla corda i radicali. Marco Pannella ha annunciato che, in caso di bocciatura, ricorrera' a "ogni iniziativa possibile, da quelle penali a quelle civili, alla sollevazione del conflitto di poteri tra i comitati promotori e la stessa Corte, alla richiesta di giustizia sul piano internazionale". Gli fa eco il tesoriere Benedetto Della Vedova: "In Italia c'E' ancora da conquistare la certezza del diritto".
Non sapendo bene come aiutare la battaglia dei radicali, poi, l'eurodeputato Ernesto Caccavale (Forza Italia) s'E' rivolto pubblicamente a Berlusconi "affinche' solleciti iniziative concrete perche' i referendum elettorali non vengano bocciati definitivamente dalla Consulta. E' delittuoso che proprio la Corte, che rappresenta il diritto, non ritenga ammissibili i referendum". Ma c'E' altrettanto fermento in chi vuole difendere la quota proporzionale della legge elettorale. Clemente Mastella E' contrarissimo ai referendum. "L'unica cosa su cui siamo d'accordo con Bertinotti E' la questione della legge elettorale. Il rischio E' che i grandi partiti si mettano d'accordo per far fuori i piccoli. Eliminare la quota proporzionale sarebbe un elettrochoc che farebbe morire il malato. Vedo che c'E' un'imbarazzante campagna sui giudici costituzionali, orchestrata sulla stampa, forse dai grandi partiti. Ma noi non rimarremmo, se passassero i referendum, con le mani in mano". E Ugo Intini, che faticosamente sta cercando
di costruire una Rifondazione socialista, lamenta: "Se passassero i referendum elettorali, per noi sarebbe la fine".