LA SCOSSA DI PANNELLA
Articolo di Giulio Giustiniani
Lo sappiamo: al solo sentir parlare di referendum, la gente storce la bocca. E' stufa di andare alle urne un semestre sì e l'altro pure, e spesso per niente. E' stufa di Pannella e dei suoi furori oratori, del suo maledire il finanziamento pubblico ai partiti salvo chiederne un bel gruzzolo a Forza Italia. E' stufa di raffiche di quesiti, che non riesce a ricordare, tanti sono , e neppure a capire, tanto sono formulati in giuridichese. E' stufa anche di dover risolvere, con la tagliola di un sì o di un no problemi molto complicati, per la cui soluzione ha eletto un Parlamento e regolarmente paga (o strapaga) deputati e senatori. La gente è stufa, dicevamo, e guarda con scettico disincanto alla decisione con la quale, tra oggi e domani, la Consulta dovrà decidere sull'ammissibilità di questa ennesima cascata referendaria. E' stufa, ma sbaglia. Molti di questi referendum sono l'ultima, disperata arma che le resta per combattere la voglia matta dei partiti vecchi e nuovi, di tornare all'antico, di porre così fi
ne all'interminabile e angosciosa transizione italiana. Ricordate i giorni euforici del referendum di Mario Segni? Allora tangentopoli seppelliva i resti delle forze politiche tradizionali, l'Italia scopriva il sistema elettorale maggioritario, l'annuncio di due schieramenti che si alternano al Governo: una maggioranza che si prende davvero la responsabilità delle sue scelte e un'opposizione che pungola e controlla. Dopo decenni di baratti consociativi e di lottizzazioni furiose, si profilava la possibilità di una democrazia vera e viva, come negli Stati Uniti, in Francia ed in Inghilterra. Il risultato di tante speranze e anche di qualche disinvoltura, purtroppo, fu quel capolavoro d'ipocrisia che è il 'Mattarellum': un sistema elettorale uninominale maggioritario per tre quarti degli eletti e proporzionale per il restante 25 per cento; un sistema che dice di voler incoraggiare le alleanze, ma intanto ne mina la coesione, lasciando in piedi partiti e partitini, con il loro potere di disturbo e di ricatto. D
a quella breccia, la quota proporzionale, è passata la grande restaurazione partitocratica, lo sfilacciamento dei Poli, l'offensiva di cespugli e cespuglietti, il ritorno alle antiche nomenklature che svuotano le istituzioni (Governo e Parlamento) e le trasformano nel penoso palcoscenico di decisioni prese altrove. Come ha scritto bene Sergio Romano sulla Stampa di ieri, i partiti in democrazia servono, anzi sono indispensabili. Ma non 'questi' partiti apparato che macinano veti anziché idee, curvi sui loro interessi particolari e lontani dalla gente. Guardateli si sono già garantiti la sopravvivenza regalandosi (retroattivamente) quel finanziamento pubblico che un referendum aveva espressamente e clamorosamente bocciato. Scalfaro, la cui unica missione sembra quella di voler restituire la politica ai nefasti giochi di una volta, ha subito sancito lo scippo con la sua firma. Poi, non contenti, partiti e partitini, hanno ripreso i riti di sempre, come il congresso dei popolari, del quale si capisce soltanto c
he è la caricatura patetica delle antiche assise scudocrociate. Infine si preparano con una bancarella della Bicamerale, a vanificare ogni seria riforma istituzionale per restituirci, a suon di veti e ricatti reciproci, il vecchio sistema partitocratico: proporzionale e consociativo nella sostanza, se non nella forma. La ciliegina sulla torta sono i no alle privatizzazioni per difendere un 'pubblico' che è solo il privato dei partiti. Ben vengano allora almeno i due referendum elettorali. Noi cittadini avremo la possibilità di decidere se abolire la quota proporzionale del 'Matterellum' oppure no. Nel primo caso fallirà il tentativo di restaurazione dei partiti ed essi saranno costretti ad una riforma davvero maggioritaria. Le porte del passato saranno chiuse per sempre e tutto il nostro vacillante impianto istituzionale andrà riscritto con coerenza e coraggio. Nel secondo caso Scalfaro, il signore dei cespugli, potrà festeggiare la vittoria della Controriforma per la quale si è battuto senza tregua per tutt
i questi anni. Il bivio è cruciale per il Paese, ed è meglio che scelgano ancora una volta i cittadini in prima persona al di fuori delle logiche miopi di convenienza che oggi imprigionano i nuovi signori del palazzo come ieri gli antichi. Gianfranco Pasquino, che rappresenta l'ala più innovativa del Pds in materia istituzionale lo ha spiegato bene: 'Non sento una grande ansia riformatrice tra i protagonisti della politica, ritengo che il referendum possa dare la giusta scossa'. Diamola questa scossa per il bene nostro e anche di questi ciechi partiti.