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Conferenza Movimento club Pannella
Partito Radicale Rinascimento - 28 gennaio 1997
CONSERVATORI IN CERCA DI RIVINCITA

di Massimo Teodori

(Il Giornale, 8 gennaio 1997)

C'è un lezzo maleodorante che si aggira nella politica italiana, una specie di muffa che rispunta tra i pochi mattoni di quella costruzione nuova che avrebbe dovuto prendere il posto della vecchia Repubblica. L'anno nuovo è tempo di bilanci: cerchiamo di capire cosa stia effettivamente accadendo intorno a noi, e dove vada a parare questa nostra Italia che festeggia l'anniversario di un tricolore più sgualcito e logoro che mai. Divertiamoci a cogliere qualche segno della politica e delle istituzioni e a darne un'interpretazione d'insieme.

Prendiamo il messaggio di Scalfaro per il nuovo anno. A parte l'untuosità e la noiosità parrocchiali, che cos'altro ha voluto significare se non un invito a tornare ai bei tempi della democristianeria mettendo da parte qualsiasi velleità riformatrice? L'assenza di indicazioni riformatrici, nascosta dietro la coltre delle buone intenzioni, è stato un esplicito invito all'immobilismo e alla rassegnazione. Passando alla Corte costituzionale, sappiamo che manca poco per verificare in che misura l'orientamento sui referendum sarà acquiescente alle forze politiche della maggioranza. Nel frattempo, però, non si può dimenticare che le ultime nomine compiute all'insegna della più consolidata lottizzazione denotano una volontà di restaurazione: un cattolico-democristiano dell'Ulivo (Capotosti), un comunista-pidiessino di stretta ubbidienza (Neppi Modona), e una diretta collaboratrice del protagonista della Cosa 2 (Contri), dopo che era stato assicurato il laticlavio a quel costituzionalista (Gustavo Zagrebelsky)

che più aveva giustificato la correttezza del nominante, cioè dello stesso Scalfaro.

Ricordare che la legge sul finanziamento pubblico e la sua furtiva approvazione appartengono al frusto repertorio del regime partitocratico, è banale. La cosa che più preoccupa è il disprezzo che in tale occasione gran parte del ceto politico ha riservato alla volontà popolare espressasi con i referendum. Del resto dalle stesse tribune partitiche si è ripreso a considerare i referendum, richiesti da milioni di cittadini e dalle regioni, non già come strumenti costituzionali per decidere democraticamente importanti questioni ma come una fastidiosa turbativa degli equilibri politici. Anche la lunga litania sulla Bicamerale, invece di presentarsi come una necessaria discussione sulle riforme da fare e sulla via più efficace da seguire, rassomiglia più a un escamotage per stringere accordi partitici la cui sostanza sfugge a tutti meno che ai contraenti che ne valutano la convenienza in termini di interessi e vantaggi per la propria parte. Si può andare avanti a oltranza. Per esempio ricordando il vuoto di p

roposte che accompagna i prossimi congressi del Partito popolare, diviso come nella migliore tradizione Dc da faide correntizie; o del Partito democratico della sinistra, all'insegna dell'unanimismo definito un tempo "bulgaro"; o di Forza Italia nella quale tutto sembra ridursi alla dialettica tra fedeli e frondisti di Berlusconi.

Si potrebbe ancora richiamare il bla bla bla di Prodi su "rilancio economico-risanamento finanziario-entrata in Europa" che non ha nulla da invidiare alle chiacchiere di Andreotti, Forlani e compagnia bella, oppure si potrebbe parlare della fatale attrazione della proporzionale che si insinua ovunque e dell'incapacità di chiudere una buona volta l'emergenzialismo delle procure con atti rilevanti e non con vuote discussioni. Ma il discorso si farebbe lungo. La verità vera, anche se dura, è che la stagione delle trasformazioni o meglio delle speranze di trasformazione, è svanita. La cosiddetta transizione, che è divenuta l'unica cosa permanente, ormai ha cambiato direzione e si svolge all'indietro. Le istituzioni non si cambiano più; le classi dirigenti politiche, che siano vecchie o nuove, si comportano come quelle vecchie, vecchissime; le forze dell'innovazione appaiono sempre più minoritarie e marginali, nonostante il sostegno di tanti. Il futuro ha un cuore antico. Italiani, allegria, i conservatori d

i sinistra, destra e centro galoppano a passo di carica.

 
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