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Conferenza Movimento club Pannella
Partito Radicale Rinascimento - 1 febbraio 1997
Corriere della Sera Venerdi', 31 Gennaio 1997

Il punto

Ora cresce il potere di veto che puo' condizionare D'Alema

Stefano Folli

Il giorno dopo la ghigliottina costituzionale e' significativo quel tanto di imbarazzo o di franca irritazione con cui il Pds ha commentato le scelte della Consulta. Si va dall'»amarezza manifestata da D'Alema ai dubbi di Cesare Salvi, che parla addirittura di »crisi di legittimita' della Corte e si augura una rapida riforma. Fino alle accuse di Augusto Barbera, che vede nella decimazione dei referendum soprattutto un trionfo della »ragion di Stato .

Non e' poco, anche se tutti i giudizi sono accompagnati dalla consueta critica all'uso spregiudicato ed eccessivo dello strumento referendario. Ma non sembra questo il punto focale. E' piu' interessante cogliere l'inquietudine che serpeggia nel Pds, timoroso di essere sospinto dalle circostanze verso quella linea conservatrice sul piano istituzionale che D'Alema vede come il massimo pericolo. Cosi' e' singolare che il partito di maggioranza, pur con le cautele del caso, non esiti a prendere le distanze dalla Consulta.

Si teme che lo zelo dei giudici finisca per esasperare le tensioni e mettere troppi bastoni nelle ruote della Bicamerale. Come dice Salvi, il rischio e' la contrapposizione »tra democrazia diretta e democrazia rappresentativa . Il che significa che nel partito dalemiano non si sottovalutano le insidie. La Bicamerale deve ancora partire e per adesso rappresenta una garanzia piuttosto debole rispetto al bisogno di riforme che si avverte nel paese. C'e' la certezza della presidenza D'Alema, da lui fortemente voluta, ma non c'e' analoga certezza sui risultati. Viceversa Pannella e Segni - pur divisi tra loro - dispongono oggi di un rilevante spazio politico e di ottimi argomenti polemici. I referendari si vestono a lutto, ma in realta' sono gia' saliti sul piedistallo della prossima battaglia.

Ecco perche' il Pds cerca di non perdere il contatto col movimento delle piazze. Fino a suggerire che sia introdotto nella nuova Costituzione il referendum »propositivo e non solo abrogativo, cioe' una piccola rivoluzione per i costumi politici italiani. E non e' un caso che questo avvenga nello stesso giorno in cui altri, nell'Ulivo e dintorni, si limitano a compiacersi per la decisione della Corte. Nella divisione trasversale imposta dalla Consulta, c'e' una evidente sintonia nella soddisfazione del popolare Mattarella, di Ersilia Salvato di Rifondazione e pure del cristianodemocratico Mastella. Mentre le perplessita' di D'Alema sono, si', prudenti, ma in sostanza adombrano la stessa sfiducia nella Corte, nel suo farsi strumento politico conservatore, che riecheggia nelle critiche di Berlusconi.

Ce n'e' abbastanza per capire che la strada della Bicamerale e' gia' in salita. La mediazione chiesta a D'Alema diventa adesso piu' difficile. Il convitato di pietra della commissione e' e resta la legge elettorale, che pure e' formalmente esclusa dall'agenda. E se il Polo chiede alla Quercia di sostenere in Parlamento la legge Rebuffa (ossia di mandare un segnale in favore di un possibile, futuro referendum pro-maggioritario), anche a sinistra c'e' chi vorrebbe adesso un piu' esplicito impegno contro il ritorno alla proporzionale. E' il caso del gruppo Barbera-Pasquino. Viceversa, dopo la decisione della Corte, sia Rifondazione sia altri gruppi piu' coperti dell'Ulivo si sentono rinsaldati nella loro linea favorevole al proporzionale e contraria a qualsiasi riforma di sapore presidenzialista. E la Consulta, forse in modo inconsapevole, ha accresciuto il potere di veto di cui dispongono i gruppi minori dell'Ulivo e del Polo.

E non c'e' da stupirsi, anche se forse e' una coincidenza, che proprio ieri Panorama abbia anticipato un'intervista in cui D'Alema parla di »un'anomalia da correggere . L'anomalia consiste nel fatto che in Italia non e' il capo del partito di maggioranza a guidare il governo. Un modo per ricordare a Prodi che la sua permanenza a Palazzo Chigi e' solo temporanea, in attesa delle riforme. Ma e' anche l'indizio che a lungo termine gli interessi politici del Pds e dei gruppi centristi dell'Ulivo sono divergenti. Il primo e' per il bipolarismo, i secondi hanno bisogno per esistere di un equilibrio diverso. Anche con l'aiuto di una legge elettorale semi-proporzionale.

 
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