Martino: un verdetto contro il popolo
Gianfranco Ballardin
ROMA - »Il verdetto della Consulta e' preoccupante perche' rischia di bloccare l'evoluzione del sistema politico verso il maggioritario, favorendo i tentativi di tornare al proporzionale - spiega il professor Antonio Martino di Forza Italia -. Il Parlamento deve cercare di ridurre il potere discrezionale della Corte, che e' troppo ampio .
Professore, perche' e' cosi' duro?
»La sentenza della Corte mi ricorda una battuta attribuita a Vanderbilt, un famoso uomo di affari americano dell'800, che alla domanda: "E il pubblico?", rispose: "Il pubblico vada al diavolo". Ora, la sentenza della Corte induce a ritenere che, per la Consulta, il popolo italiano non conta nulla. La pronuncia della Corte si inserisce in una serie di episodi che fanno pensare, come disse una volta Nenni, a una "democrazia senza popolo", perche' i politici italiani vogliono un'opinione pubblica che non disturbi il manovratore. Quindi i referendum non si devono fare, l'assemblea costituente e' pericolosa, si rischia una deriva plebiscitaria .
Ma la Consulta non e' un organo politico, e' super partes.
»La Corte dovrebbe essere un organo di garanzia, assolutamente impermeabile a influenze politiche, ma per il modo in cui e' nominata finisce con l'essere sottoposta a fortissime influenze politiche. Ora so bene che e' pressocche' impossibile avere un organo perfettamente neutrale, che non esiste in alcun Paese del mondo, ma la nostra Consulta pecca di un'eccessiva parzialita'. Secondo una battuta che circola negli Stati Uniti la Corte Suprema, nel suo lavoro quotidiano, terrebbe troppo conto dei risultati elettorali ma nonostante cio' e' certamente piu' indipendente dal potere politico di quanto non lo sia la nostra Corte costituzionale .
La Consulta e' un organo lottizzato?
»E' un organo quasi lottizzato .
Quella della Corte e' quindi diventata una giustizia politica?
»Certamente, anche perche' il margine di discrezionalita' della Corte e' troppo forte, e il Parlamento deve assolutamente cercare di ridurlo. Perche' se il referendum e' un diritto costituzionalmente garantito, tranne nei casi in cui la Costituzione esplicitamente lo vieta, la Corte non dovrebbe spingere i motivi di inammissibilita' sino ad includere altre cause, che la Costituzione non prevede. Altrimenti il referendum non e' piu' un diritto, ma un privilegio benevolmente concesso, octroye', dalla Corte al popolo, secondo una scelta di opportunita' politica, mentre la Consulta dovrebbe avere soltanto una funzione notarile tendente ad appurare se un referendum e' o meno in contrasto con la norma costituzionale. La Consulta avrebbe da tempo dovuto avvertire la necessita' di non interpretare in modo estensivo i suoi poteri, per non svuotare di significato l'istituto dei referendum, come sta avvenendo. Adesso, per bloccare i referendum politicamente piu' delicati, hanno inventato quest'altra causa di inammissib
ilita' che e' il vuoto legislativo. Ma prendendo alla lettera questa teoria si finirebbe col non ammettere piu' alcun referendum .
Ma 30 referendum in una sola botta non sono troppi?
»Non si puo' usare questo argomento perche' l'esperienza passata indica che gli elettori sanno scegliere per quali votare e per quali non votare. Questo prova che la sfiducia nei confronti dell'opinione pubblica italiana non e' giustificata .
Scusi, professore, ma lei e' un pannelliano?
»No, ma in questi referendum credevo, perche' mi sembrava importante interpellare gli italiani su alcuni temi chiave... .
Ma come si fa a chiedere all'italiano medio, che non ha fatto la Bocconi, cosa pensa della golden share?
»In cinque minuti sono in grado di spiegare anche al barbiere di Canicatti' come mai questo, tra i referendum ammessi dalla Consulta, e' il piu' politico e, quindi, il piu' importante .