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PANNELLA Quel mantra dal fortino dei radicali

ALBERTO PICCININI - Per ultimo, in Largo dei Lombardi a Roma, ha preso la parola Edoardo, nel centosedicesimo giorno della maratona pro-referendum organizzata nel cuore dello "struscio" cittadino.

Grosso, con la voce di baritono e il cappellino da marinaio, Edoardo si definisce un "faticatore della parola": se dice "regime" si diffonde in una disamina grammaticale comparata col latino e il francese; se ricorda l'"arco costituzionale", si dilunga ad analizzare il ruolo degli archi e degli architetti.

Ora, neppure ieri questo vertiginoso mantra si e' fermato. Ma il baracchino di legno e cellophane si trasformava in scenografia televisiva, con le telecamere e la gru per il satellite, e un centinaio di militanti radicali vivevano questa giornata con l'euforia febbricitante dei soldati che hanno finalmente scorto i tartari. Percio' si infilavano lo scudo bianco con su scritto, cabalistico e portabuono, un numero di telefono (che sia lo stesso chiamato da Lopez nello spot della Telecom? "Il plotone d'esecuzione della Corte costituzionale ha sparato a mitraglia", recita la parola d'ordine di oggi, mica per caso).

E proprio qui, in questo folle fortino tenuto insieme con lo scotch, dove la tradizione radicale ha celebrato un'altra volta i suoi riti, Pannella e' arrivato col doppiopetto blu e l'oratoria di tante occasioni. Insolitamente pacato nel ricostruire la cinquantennale dittatura combinata dei "fascisti dell'antifascismo di sinistra" e dei "cattolici mercanti nel tempio, ladri della Torah e della Legge", che ci ha portato fino a questo punto: "Il fascismo, almeno, e' stato legalita' fascista - ripete da ieri mattina - ma questi sono solo dei fuorilegge". Sconsolato perche' intorno a se' vede soltanto "passanti", e invece "a Belgrado la gente e' scesa in piazza per molto meno". Ma feroce coi "chierici traditori", i giuristi e i giudici costituzionali che, sospetta, si muovano in tour da Belgrado a Roma a Cuba, sempre gli stessi.

Acceso e cabarettista, infine, soltanto nel suo numero migliore: strapazzare la televisione. Prima prendendosela (ingenerosamente) col microfono che fischia, poi col Tg3, no anzi, con la Tgr. E infine con Santoro, il "teppista assunto da Mediaset" che ora, fuori dalla banda di Raitre "non vale una cicca", insisteva certo di interpretare il pensiero del taxista e del cameriere. Guittissimo, Pannella ha ricordato allora la puntata di "Samarcanda" di cui fu ospite per parlare di referendum: "Ruotolo, Ruotolo cosa succede?" "C'e' un operaio che si sta per buttare" "Ecco, arriva il sindaco!"". Le voci le fa tutte lui. "E quella gran troia sgallettata della regista, parlo di come fa il suo mestiere!, che continuava a inquadrare le mie cicche per dimostrare alla gente che sono un drogato di merda!". Concludendo: quella dell'operaio era tutta una messinscena per non lasciarlo parlare. Per questo ha citato Orson Welles, Orwell e Montesquieu, sfidando Lucia Annunziata a dargli almeno 8 minuti di collegamento. E si e'

messo ad aspettare il suo momento.

 
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