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Partito Radicale Angiolo - 8 febbraio 1997
LETTERA AL DIRETTORE DEL "FOGLIO", E RISPOSTA DI GIULIANO FERRARA, PUBBLICATA L'8 FEBBRAIO 1997.

di Angiolo Bandinelli

***

Gentile direttore,

rallegramenti per il felice primo anniversario. Ma debbo confessarle che da qualche tempo soffro, nei confronti del suo giornale, di una certa inappetenza. Dalla sua nascita, e fino a non molto fa, la lettura delle quattro nitide pagine mi stimolava e nutriva mentalmente ed emotivamente: come molti amici, pensavo di aver finalmente trovato il quotidiano atto a nutrirmi, con la sua capacità di analisi, il rigore della posizione e indirizzo, la densità e perspicuità stilistica. Molti (ahimé, troppi) anni fa, il riferimento sarebbe stato il "Christian Science Monitor", che da bollettino parrocchiale di una piccola chiesa protestante era divenuto la corroborante voce del miglior liberalismo americano.

Ho l'impressione (e vorrei fosse sbagliata) che alcuni degli ingredienti che davano al "Foglio" un sapore e un'autorevolezza di gusto inequivocabili siano un po' appassiti. L'impressione è non solo mia: avverto, intorno, meno disponibilità a fare del giornale un punto di riferimento essenziale per analisi, giudizi ed anche, perché no?, iniziativa. Non credo che ciò dipenda da un suo minore impegno dovuto al prestigiosissimo incarico recentemente assunto, ma proprio da una specie di "scarto", forse involontario e inavvertito, rispetto alla ricetta iniziale.

Fuor di metafora, sono convinto che il sostegno ad una determinata linea politica, alle forze e ai leader che la interpretano possa essere meglio assicurato mantenendo la barra su una direzione di calcolata, e rigorosa, "distanza": quanto di più desiderabile, oggi, rispetto alla confusione di linguaggi che è la prima sostanza dei temuti e incombenti "inciuci".

Cordialmente suo,

***

Questo giornale, caro Bandinelli, ha un vizio e una qualità d'origine che forse spiegano alcune delle cose che così gentilmente lei ha avuto la cortesia di segnalarci, nella maniera problematica e critica che fa di un lettore davvero il giudice finale di un quotidiano. E' fatto, il Foglio, da un gruppo di persone che, insieme a una discreta preparazione professionale e culturale, si portano dietro passioni civili e politiche legate alla storia del paese in cui viviamo. Le passioni danno grande energia, ma sono anche d'intralcio, talvolta, a una visione calma e serena, distaccata come lei chiede, delle cose. Sopratutto in epoche di turbolenze, di battaglie tra verità e menzogne, di clamorosi cambiamenti realizzati, annunciati o soltanto possibili. Un giornale solo professionale può forse restare freddo. Un giornale in cui professione di informare e partecipazione liberale alla vita civile si fondono, no. Il nostro sforzo è di mantenerci freddi nella forma e fedeli all'esigenza dell'analisi (per capire, non pe

r bandire valori); ma non rinunciamo a essere una tribuna di opinioni con una forte identità comune. Se ci si riesca, non sta a noi giudicarlo.

L'elefantino

 
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