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Partito Radicale Rinascimento - 9 febbraio 1997
IL TEMPO 8 FEBBRAIO 1997

REFERENDUM, SPUNTA IL NOME DI ZAGREBELSKY

Sarebbe il costituzionalista torinese uno dei giudici della Consulta cui il capo dello Stato si rivolse per annullare un quesito.

Avrebbe ricevuto una telefonata dal Colle per ribaltare il responso sulla smilitarizzazione della Finanza.

Ancora top secret l'identità dell'ufficiale delle Fiamme Gialle che sarebbe salito al Colle per chiedere l'intervento del Presidente.

Articolo di Giovanni Negri pag. 4

Quirinale-Consulta, atto secondo. Sarebbe Gustavo Zagrebelsky, giudice costituzionale di recente nomina, uno dei destinatari delle questioni del Quirinale per annullare il referendum sulla Guardia di Finanza. Un intervento efficace visto che il quesito referendario sulla smilitarizzazione delle Fiamme Gialle, in un primo tempo valutato positivamente dalla suprema Corte, è stato successivamente ribaltato. Il primo capitolo della vicenda era stato rivelato tre giorni fa da Il Tempo. Giovedì 30 gennaio a poche ore dall'attesa pronuncia della Corte Costituzionale sui referendum, un alto ufficiale della Guardia di Finanza avrebbe chiesto ed ottenuto udienza al Quirinale per esternare al Presidente della Repubblica tutta la propria preoccupazione per una possibile sentenza di ammissibilità del referendum, come diverse indiscrezioni giornalistiche indicavano ormai da giorni. Sensibile alle ragioni illustrate, il Quirinale si sarebbe immediatamente attivato con due interventi su altrettanti giudici: un passo compiut

o nel ristretto fazzoletto di ore che hanno preceduto le comunicazioni pubbliche sui trenta referendum promossi da Pannella e dalle Regioni. Per due giorni il Quirinale non ha nè confermato nè smentito l'episodio che si aggiunge alle non poche polemiche circa la trasparenza delle decisioni della Corte e le pressioni politiche esercitate su di essa. Adesso salta fuori la notizia che indica in Zagrebelsky, costituzionalista torinese recentemente nominato giudice dell'Alta Corte proprio da Scalfaro, uno dei due membri della Consulta ai quali il presidente si sarebbe rivolto per perorare la causa di annullamento del referendum sulla Guardia di Finanza. Resta per il momento sconosciuta sia l'identità dell'alto ufficiale delle Fiamme Gialle, preoccupato della consultazione referendaria al punto di sollecitare l'intervento presidenziale, sia dell'altro giudice costituzionale grazie al cui intervento (insieme a Zagrebelsky) si sarebbe ribaltato il semaforo verde inizialmente concesso della Consulta su questo specifi

co quesito. Il presunto ruolo esercitato da Zagrebelsky nell'eliminazione del quesito referendario suonerebbe come una precisa conferma non solo dei condizionamenti esercitati dal Quirinale sulla sentenza, ma anche della natura squisitamente politica delle nomine presidenziali in seno alla stessa Corte. Non pochi osservatori avevano infatti sottolineato la vicinanza quasi organica della cosiddetta 'scuola torinese' promossa sia alla Consulta, sia al CSM (Zagrebelsky, Neppi Modona, Grosso) alla linea di conservatorismo istituzionale interpretata dal Colle.

 
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