PRESSIONI DI SCALFARO: CHI MENTE?Assume ormai contorni inquietanti la vicenda denunciata dal Tempo sulle manovre del Quirinale.
Il Presidente della Corte Costituzionale nega di aver ricevuto una telefonata dal Capo dello Stato che lo invitava a bocciare il referendum sulla Guardia di Finanza. Ma il predecessore Baldassarre racconta una storia diversa.
Fondo di prima pagina di Maurizio Belpietro
Ieri sulla prima pagina del Tempo ho chiesto che finisse l'ostinato mutismo attorno alla vicenda del referendum sulla Guardia di Finanza. La questione è nota. Da giorni il nostro giornale pubblica notizie riguardanti presunte pressioni esercitate dal Presidente della Repubblica sui giudici della Corte Costituzionale al fine di far bocciare il quesito proposto da Pannella, pressioni che, se fossero confermate, costituirebbero un fatto gravissimo, perché rappresenterebbero una violazione della massima carica dello Stato dei compiti che la Costituzione gli affida, un abuso palese delle sue prerogative e, soprattutto, una violenza nei confronti dei cittadini, privati del diritto di poter esprimere il loro parere sulla necessità di smilitarizzare le Fiamme Gialle. Ma fino a domenica, nonostante che gli articoli fossero dettagliati ed indicassero anche i nomi degli alti magistrati che avrebbero ricevuto le telefonate di Scalfaro, nessuno dei chiamati in causa (Quirinale in testa) aveva aperto bocca, nè per smentir
e, nè per spiegare quel che era successo. Di fronte all'imbarazzato silenzio, e alla singolare riservatezza di giornali e tiggì, annunciavo che ogni giorno il Tempo avrebbe chiesto conto con un articolo di quel che era accaduto e che non ci saremmo stancati di scrivere della faccenda fino a che non avessimo ottenuto risposta. La minaccia evidentemente ha avuto effetto, perché ieri il presidente della Corte Costituzionale Renato Granata, ha dichiarato all'ANSA che la notizia di pressioni del Quirinale sui giudici della Consulta 'è assolutamente falsa'. Tutto risolto dunque? No, niente affatto. Gli articoli che il Tempo ha pubblicato non sono un'invenzione giornalistica, ma sono frutto di rivelazioni dettagliate di un ex alta carica dello Stato, di cui a questo punto, per chiarire l'inquietante vicenda, non posso tacere il nome. La scorsa settimana, dopo che da giorni si inseguivano voci di pressioni del Quirinale sui giudici della Consulta, durante un dopocena ho incontrato Antonio Baldassarre, che nel '95 ri
coprì la carica di presidente della Corte Costituzionale. l'ex membro togato è persona seria ed autorevole e a lui ho chiesto se fossero vere quelle voci sul Presidente della Repubblica. Baldassarre per un po' ha sorriso, tentando di non rispondere, poi, in presenza di testimoni, ha ammesso che giovedì 30 gennaio, poche ore prima che venisse reso noto il verdetto della Corte sui referendum, un generale della Guardia di Finanza si era rivolto a lui perché facesse pressioni sulla Consulta al fine di far annullare il referendum sulle Fiamme Gialle. Baldassarre invitò l'alto ufficiale a rivolgersi a Scalfaro. Qualche ore dopo, sempre secondo il racconto dell'ex presidente della Corte Costituzionale, il generale sarebbe ritornato a fargli visita, annunciandogli di essere stato ricevuto al Quirinale. Scalfaro avrebbe ascoltato le richieste del militare.E in capo a qualche ora il verdetto sarebbe stato ribaltato. Ho chiesto a Baldassarre se fosse a conoscenza dei nomi dei giudici che avevano ricevuto le telefonate
del Presidente della Repubblica ed egli prima ha cercato di cambiare argomento, poi a denti stretti mi ha confessato il nome di Gustavo Zagrebelsky. Ho insistito per conoscere anche l'altro nome. L'ex presidente della Consulta per tutta risposta ha cominciato a parlare di un quadro che faceva bella mostra nel salotto del padrone di casa. Sono ritornato alla carica e Baldassarre mi ha risposto che dovevo cercare quel giudice il cui voto vale doppio. A questo punto il nostro ospite ha pronunciato il nome di Renato Granata e l'ex alto magistrato ha sorriso ed annuito. Vero o falso quello che mi ha raccontato Antonio Baldassarre? Non lo so. Una cosa però è certa. O c'è in circolazione un ex alta carica dello Stato che diffama alte cariche dello Stato tutt'ora in servizio o quelle stesse cariche dello Stato dicono il falso e le pressioni ci sono state. In entrambi i casi, la vicenda è inquietante e a maggior ragione deve essere chiarita. Noi continueremo ad occuparcene. Ma forse sarebbe bene che se ne occupassero
quei partiti e quei giornali che parlano tanto di Costituzione e che poi ogni giorno assistono - in silenzio - a questo scempio.