PANNELLA E DINTORNI, L'INSOPPORTABILE RETORICA DEL POPOLO SOVRANO
La gente non sa nulla di storia, di politica. Ma gli ipocriti fingono di farle decidere tutto a colpi di referendum...
di Giorgio Bocca PAG.7
L'Italia populista piange sui no della Corte costituzionale a buona parte dei referendum proposti da Marco Pannella. Il quale continua ad apparire in televisione con dei cartelli sul petto, e a sbalordire con dichiarazioni sbalorditive: come quella che il fascismo era meglio della nostra democrazia, era molto più liberale, anche se uno come lui durante il ventennio non avrebbe circolato un solo giorno a piede libero.
Questo populismo dilagante e questi referendum a pioggia poco li capisco. Non capisco questa democrazia referendaria, da Golgota, del tipo: volete salvo Cristo o Barabba?, e tutti subito: Barabba, come hanno sempre gridato nei secoli dei secoli le folle.
Ho visto che fra i referendum approvati c'è anche quello per l'abolizione dell'Ordine dei giornalisti. Ma che cosa ne sa il popolo sovrano? Che cosa ne sa la maggioranza degli italiani che i giornali non li leggono, tanto è vero che siamo fermi da un decennio a 6 milioni di copie con tendenza a diminuire? Faccio da cinquanta anni il giornalista, e non ho ancora capito se questo Ordine sia un bene o un male o un niente per la professione: dovrei saperlo fra qualche mese dal popolo sovrano?
Il popolo sovrano già una volta ha abolito il ministero dell'Agricoltura, e ora, secondo i populisti, dovrebbe abolire anche quello dell'Industria. L'agricoltura non c'è più? L'industri è evaporata? No, ma il populismo va a braccetto con il federalismo, altra chimera moltiplicatrice di burocrati. Via i ministeri, i rapporti con l'Unione europea saranno tenuti dalle regioni? Ma non sono state un fallimento? Qualcuno di voi mi sa dire quali vantaggi siano venuti per i produttori dalla regione Lombardia o da quella siciliana?
Il ragionamento dei nostri politici populisti, tutti, dall'estrema destra all'estrema sinistra, è questo: siccome la prima Repubblica non funziona più, vediamo di cambiarla. Mica nel costume, mica nella scuola, mica nella giustizia, mica nella sostanza; ma nella confezione. Una nuova Costituzione, e popolo sovrano in abbondanza. Nomina diretta del capo dello Stato, del presidente del Consiglio: è lui, il popolo, la fonte di ogni autorità. Vergognose ipocrisie. La democrazia è regole del gioco e rispetto dei diritti umani, non queste colossali turlupinature. Come se i candidati alle più alte cariche non fossero come prima, come sempre selezionati dai partiti, imposti dai partiti, dai mass media, dai giornali dei ceti dominanti. Il popolo sovrano! Compresi i 440 marinai rinviati a processo perchè rubavano sui traslochi? Compresi quelli della scuola di guerra di Civitavecchia che facevano altrettanto, come i loro colleghi inquisiti in quel di Padova? Compresi gli evasori fiscali a milioni? Popolo sovrano chiam
ato a decidere anche di etica amministrativa i 30 mila di Gela che abitano in case abusive? Non siamo certo qui a tentare un revival dell'autoritarismo che diede vita al fascismo, le invettive antipopolari di Domenico Giuliotti contro i guastatori dell'Ordine Gerarchico ci sembrano roboante retorica. Ma questa democrazia referendaria, plebiscitaria non ci convince; questo intramontabile gigione navigante fra destra e sinistra che si chiama Pannella, e che impapocchia su resistenze partigiane al nuovo fascismo, ci dà più tristezza che fastidio. Ancora questo inganno populistico, questo fingere un governo delle masse mai esistito e sempre rivoltato a danno delle masse. Che cos'è questa pioggia di referendum, metà abbondante dei quali incomprensibili a una persona colta, preparata, figuriamoci ai milioni di altri che non ne sanno nulla? Pubblichiamo in continuazione sondaggi da cui risulta che la maggior parte dei concittadini sa niente di storia, di politica, di amministrazione e poi gli chiediamo di decidere
sui massimi sistemi? Ma chi fa il politico, l'uomo di potere deve far finta di crederci. Non può dubitare in pubblico del popolo sovrano. Perciò lascia che sia rimbecillito dai media pubblicitari e consumistici, lo vede abboccare a tutte le mode, a tutti i conformismi, e poi chiede che sia lui a comandare. Per burla.