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IL TEMPO 14 FEBBRAIO 1997

IL COLLE DEI MUTI, LA PROCURA DEI SORDI

Fondo di prima pagina di Maurizio Belpietro

Sono passati 9 giorni da quando il Tempo pubblicò per la prima volta la notizia delle presunte pressioni del Presidente della Repubblica sui giudici della Corte Costituzionale. per nove giorni abbiamo chiesto di sapere se le accuse che erano giunte alle nostre orecchie erano vere oppure no. E per dimostrare che quelle che avevamo stampato non erano chiacchiere da retrobottega, ma accuse serie, cinque giorni fa abbiamo anche fatto il nome di chi ci aveva rivelato la storia delle presunte interferenze del Capo dello Stato: Antonio Baldassarre, ex presidente della Corte Costituzionale, persona seria ed autorevole. Tutto ciò però non è bastato a rompere il muro di omertà che circonda la vicenda. Il Quirinale tace (e se parla non c'è interprete che riesca a tradurre in italiano ciò che ha detto), i giudici della Corte Costituzionale appena vedono un cronista scappano a gambe levate, i generali della Guardia di Finanza si negano. Ma ancor più dell'imbarazzato silenzio del Colle, delle toghe e delle Fiamme Gialle,

a stupire è l'inattività della Procura della Repubblica. Tutti i giornali italiani si stanno occupando della denuncia fatta dal nostro giornale, ma questo non basta ai procuratori per aprire un'indagine e accertare quello che è accaduto. Zitti. Quei giudici che sono sempre pronti a ficcare il naso ovunque, a interrogare Madonnine che lacrimano e ad aprire fascicoli sugli usi e costumi (sessuali) dei presentatori televisivi salvo poi archiviarli dopo qualche mese, in questo caso non fanno nulla. Aspettano. Che passi 'a nuttata. Ad attendere che trascorra tutto sono anche altri. Ad esempio il Presidente della Camera, Luciano Violante. In questi giorni numerosi parlamentari hanno presentato interpellanze sulla vicenda Scalfaro-Corte Costituzionale. Ma a tutti Violante ha risposto che le interrogazioni sono irricevibili: in Parlamento non si può parlare degli atti del presidente della Repubblica, il regolamento lo vieta. Se è impossibile discutere di fatti che - se veri - rappresentano un'attentato alla Costituz

ione, c'è da chiedersi a cosa serva questo parlamento. A parlare della Rebuffa? A preparare una riforma istituzionale? Ma non fateci ridere. Questo è il Paese che ha sfornato più riforme di qualsiasi altro e in genere queste leggi sono solo servite a farci stare peggio. Ve la ricordate la riforma sanitaria? E quella della scuola? E le pensioni? Qui l'unica riforma seria da fare è quella che vieta le riforme. Comunque, cari lettori, non disperate: noi non ci arrenderemo al silenzio del Colle e dei Palazzi, non lasceremo passare la nottata. Continueremo ogni giorno a chiedere conto ai vertici della Repubblica di quel che è accaduto attorno al referendum sulla Guardia di Finanza, pubblicando in prima pagina da quanti giorni il Quirinale si rifiuta di rispondere e di fare chiarezza sulla vicenda. Vedrete che alla fine ce la faremo.

P.S.- Vittorio Feltri sul Giornale mi dà lezioni di bon ton. Dice che origliare nei salotti nei quali sei stato invitato e poi stampare le parole così raccolte non è il massimo della buona educazione. Credevo che Feltri fosse un maestro di giornalismo, un cronista sempre a caccia di notizie (ragion per cui - di solito - i giornalisti vengono pagati), non donna Letizia.Ma forse la ragione è un'altra. Vittorio, che è un bravo direttore (lo conosco bene e ne posso garantire la serietà e l'attendibilità), ha un difettuccio: vuol sempre fare il primo della classe e questa volta si è dovuto accontentare di fare il secondo.

 
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