di Giuliano Zincone - Corriere della Sera, 14.2.1997 (1a pagina)-----------------------------------------------------------------
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Il Movimento del Settantasette si brucia in pochi giorni, in pochi mesi. Era nato ironico e ribelle, arruffato, »creativo . Ma doveva fare i conti con un sistema di potere che, ormai, non perdonava niente. Perché il Pci, mentre continuava a borbottare e a balbettare parole rivoluzionarie, amministrava le principali città, le principali istituzioni culturali, e appoggiava il governo democristiano. I comunisti, insomma, avevano promesso una rivoluzione pacifica: un ribaltamento di valori, di rapporti sociali, di poteri economici. E s'erano alleati con gli avversari di sempre
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Il Pci, accostato al potere, non tollera agitazioni sul versante di sinistra.
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Disse, allora, Walter Veltroni: »La chiave anticomunista che sembra animare questi gruppi rischia di riportare indietro il movimento . E Massimo D'Alema individuò »un nuovo sovversivismo anticomunista nelle minoranze settantasettine. Vent'anni dopo bisogna ammettere che il movimento del Settantasette era molto (ma molto) meno anticomunista di quanto lo siano oggi Massimo D'Alema e Walter Veltroni. Con una piccola differenza: molti di quei ragazzi »anticomunisti e del tutto innocenti vennero perquisiti, accusati, arrestati anche perché sembravano »anticomunisti ai comunisti pentiti di oggi. Quei ragazzi, secondo me, avevano ragione quando si sentivano traditi, quando scrivevano sui loro striscioni: »Pci, come sei sceso in alto , quando capivano che i comunisti li volevano »normalizzare .
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Poi prevalsero i disperati, gli assassini, i suicidi. E i poliziotti, e gli applausi ai poliziotti, quando assassinarono Giorgiana Masi, che partecipava ad una pacifica manifestazione radicale. Poveri poliziotti, erano nervosi. Hanno ammazzato qualche passante, hanno torturato qualche prigioniero (secondo Amnesty International), e, per l'opinione pubblica, hanno fatto bene.
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