Le iniziative di ieri in Piazza del Quirinale a Roma hanno palesato un comportamento delle forze di polizia presenti assolutamente inqualificabile. Questo è un paese in cui al Questore di una città è consentito di disporre l'uso della forza fisica, brutale, nei confronti di persone che altro non fanno se non esporre cartelli e striscioni. Temo che noi si sia fatto il callo a questo, come moltissimi dei cittadini italiani. Ma non è possibile che sia consentito alla Polizia di usare le mani, la forza, le spinte per impedire un atto del genere. Semplicemente è inaccettabile. Ed è illogico se si considera che ieri era programmata al Palazzo della Consulta una conferenza stampa, cioè un evento funzionale alla comunicazione di posizioni. I responsabili dell'ordine pubblico hanno ritenuto di dovere spazzare via - letteralmente - ogni immondizia dalla piazza. Non è accettabile, e basta.
Credo sia noto a tutti che anche in occasione di Sessioni che prevedono la presenza di decine di Capi di stato, la piazza antistante il Palazzo di Vetro delle NU ospita decine di manifestazioni e di proteste. Decine. A Roma non può tenersene nemmeno una, davanti al Palazzo della Consulta, al Quirinale.
Si sappia che quella piazza, come diverse altre di Roma, è interdetta alle manifestazioni, per Decreto Ministeriale. E la legittimazione politica viene a quel Decreto da un accordo intercorso tra "tutti" i partiti, e "tutti" i sindacati.
Occorre essere attenti: sul piano giuridico cose del genere o assimilabili non sono mai successe almeno in alcuni dei paesi del vecchio blocco sovietico. Per fare un esempio, l'ordinamento penale cecoslovacco impediva alle forze di polizia di procedere ad arresti in casa di ricercati dalle 22 alle 6 del mattino. Anche il ricercato numero 1, se riusciva a raggiungere casa propria poteva starsene tranquillo a casa la notte. E quella norma è stata sempre rispettata, nella Cecoslovacchia comunista.
Credo sia utile da sapere.
Come è probabilmente utile sapere di un altro episodio, relativo a Roma.
Pochi mesi fa, al tempo del vertice della FAO, e in occasione della presenza a roma di Castro e Li Peng, organizzammo delle manifestazioni, sia al Quirinale, sia in prossimità della FAO. Le manifestazioni ci vennero vietate, con un provvedimento che diceva le manifestazioni si sarebbero dovute tenere altrove, in Piazza Campo de' Fiori... Inviammo una lettera al Ministro Napolitano, cui allegammo il testo del nostro preannuncio alla Questura e la risposta della Questura. Nella lettera annunciavamo a Napolitano che avremmo comunque manifestato, e distribuimmo il tutto alla stampa.
Dopo un'ora e mezza la Questura ci chiamò per comunicare a Marina Sisani che il Questore ci aveva ripensato, e che le manifestazioni si sarebbero potute tenere.
Piccoli episodi, per arrivare sia pure indirettamente ad un dunque; indirettamente, visto che voglio parare ad altro.
Più volte viene evocata la tecnica cosiddetta del pedinamento ossessivo, che fa parte di alcuni manualetti delle tecniche nonviolente. In verità, una cosa del genere ben raramente può essere utilizzata su interlocutori che ricoprano cariche istituzionali, essendo piuttosto concepita e adeguandosi - anche storicamente - a vertenze sindacali, che abbiano come interlocutori le maestranze e qualche capo del personale o qualche dirigente intermedio. E questo non soltanto per ragioni tecniche.
In generale, vorrei pure aggiungere in questa già lunga premessa, che deve una buona volta tenersi bene a mente che nessuna tecnica di azione, proprio nessuna, è nonviolenta. Una bomba a mano è assolutamente nonviolenta se la si usa, con la sicura ben chiusa, per schiacciare delle noci... E il digiuno può essere ed è spesso violentissimo. Non vi è nulla di nonviolento se non è inquadrato in una strategia - magari contingente, ma in una strategia - che rispetti una certa relazione tra mezzi e fini in funzione della forza. I manuali di tecnica nonviolenta, se proprio si vogliono leggere, vanno letti inforcando dei filtri solidi. Ed è bene scriverli nei fatti, piuttosto che leggerli.
Detto questo, passo al punto. Che è punto di oggi.
Due cose:
- Abbiamo individuato alcune categorie di persone che partecipano, patendone gli effetti e insieme adeguandovisi e facendosene complici, del ceto di regime. Tra questi i commercianti, gli industriali, gli avvocati, ...
Credo occorra oggi, dopo la maratona oratoria, essere presenti per alcune ore al giorno, davanti ai Tribunali, in silenzio. In silenzio dopo le tante parole della maratona oratoria.
Si può cominciare con Piazzale Clodio a Roma. In Via Golametto vi è un marciapiede centrale molto alto, dove è possibile montare una piccolissima struttura, che esponga una teca. Con un cartello breve e chiaro i compagni saranno lì a ricordare agli avvocati quel che loro sanno benissimo accade.
La dotazione della postazione sarà costituita, oltre che dalla teca, da un cartello molto chiaro e semplice, e da un volantino, contenente null'altro se non la lettera agli avvocati.
E la presenza dei compagni sarà caratterizzata dal silenzio - ché si sa tutto, si è detto tutto. Si accetteranno assegni. Assegni, dico, e non contanti, visto che credo debbano accettarsi, o almeno debba insistersi su, versamenti di almeno mezzo o un milione.
Iniziamo da Roma, e poi apriamo in altre città, alternativamente, o meglio in aggiunta.
Se vogliamo, una sorta di pedinamento ossessivo. Di memento più o meno ossessivo.
Dalle 8 alle 14 o 15 di ogni giorno.
Il silenzio dei compagni operanti alla postazione è determinante. non si spiega nulla a nessuno. Tutto è spiegato.
Già evocammo iniziative analoghe tempo fa. Ma mi sembra che rispetto alla classe forense sia più facile tecnicamente. Ogni giorno centinaia di avvocati transitano sulla piccola via che reca alla città giudiziaria romana, ove ha sede la Pretura, le Procure, le corti varie. Mentre il tribunale civile è a Viale Giulio Cesare, con minore traffico di persone.
La cosa non è facile. Ma visto che la concentraizone di tavoli sulle strade avviene nei giorni di fine settimana, mi sembra che tutti gli altri giorni possano fruttevolmente essere utilizzati in questo modo. Con una iniziativa politica che è in grado - e questo è importante - di essere direttamente funzionale alla raccolta di denaro per fare... Insomma, il contratto e così via.
- Ma vi è un'altra azione che va a mio parere iniziata subito.
Noi diciamo che il Presidente della Repubblica ha commesso e commette il reato x e y. Non che è un delinquente abituale... Noi diciamo che egli è responsabile di questi reati precisi. Se egli non fosse responsabile di questi reati noi (non vi è se non raramente un noi nel diritto penale, salvo i tristemente noti 416bis, ter, quater, quinquies ecc...) noi saremmo perseguibili per calunnia, diffamazione, oltre a diversi altri reati specifici della qualità della persona lesa - offese, vilipendio, e altri.
Noi diciamo che il Capo dello Stato ha commesso e sta commettendo il reato x e il reato y, che sono delitti. Per procedere occorre una decisone del Ministro di Grazia e Giustizia, ed è sconcertante quanto ho ascoltato giorni fa da un giurista intervistato da Radio Radicale: diceva, il cervellone, che chi afferma debba procedersi contro il capo dello stato non sa che per procedersi occorre l'autorizzazione del Ministro. Ma ometteva, il cervellone, di dire che il Ministro può autorizzare il procedere del procedimento penale, e che l'autorizzazione non può essere preventiva rispetto ad ipotetiche azioni penali di qualche PM. Se così fosse, il sistema penale dovrebbe prevedere una sorta di decreto ministeriale che reciterebbe: "nel caso in cui qualche PM volesse procedere per determinati fatti nei confronti del capo dello stato, l'autorizzazione è concessa...". Una follia pura e semplice.
Torno al punto.
Individuiamo un segnale, un connotato visivo. Poniamo un cappello tipo il mio giallo lucente, o arancione, insomma di un colore visibilissimimo e inequivocabile. Quel cappello verrà indossato a turno da uno o due compagni che cammineranno senza altro segnale addosso.
Comunicheremmo all'inizio che la iniziativa consisterà in persone che si alterneranno camminando su Piazza del Quirinale per ricordare che il Presidente della Repubblica è colpevole dei reati x e y, e che segnaleremo questa convinzione nostra con il camminare sulla piazza indossando il cappello.
Non un cartello, non un volantino. Niente. Il militante accetterà contributi in assegno o in banconote, ma occorre pensare se sarebbe opportuno.
La cosa è molto semplice, e insieme molto efficace.
Un cappello o un segnale visivo inequivocabile e visibilissimo, insieme non contestabile da alcuno di per sé.
Oppure, una fascia sul braccio, visibilissima ma relativamente piccola: questo segnale, contrariamente al cappello, consentirebbe un allargamento della iniziativa altrove, nelle città. Voglio dire che se è piuttosto difficile dotarsi di un cappello a larghe tese di un colore impossibile, è molto più facile mettersi al braccio una fascia di quel colore, e quindi quel connotato potrà divenire connotato di persone di ogni tipo, ovunque vadano in giro.
Certo, senza mollare la presenza al Quirinale.
Immagino cosa possa provocare in una persona trovarsi davanti al proprio ufficio, ogni giorno e in ogni occasione qualcuno che vesta una qualsiasi cosa notoriamente associata al fatto che quella persona è ritenuta colpevole di un certo comportamento illecito e degno di biasimo.
La stessa tecnica può essere invece usata rispetto ai giudici della Corte. Ma è da valutare.
Occorre assicurare ogni giorno, ad ore fisse e certe, la presenza di uno o due compagni attrezzati del segnale visivo. E si può in questo caso evitare la notte.
Il segnale può essere un ombrello particolare, anche, ma anche questo ha l'handicap di non potere diventare una cosa da portare in giro ogni giorno, ovunque si vada, da parte di chiunque lo voglia, in ogni località del paese.Mentre chiunque può dotarsi, in qualsiasi merceria, di una fascia di stoffa gialla alta 10 o 15 centimetri.
Mentre la prima iniziativa può rendere denaro, soprattutto perché può per esempio annunciarsi la presenza di Pannella o di qualcuna delle QIP* nostre a certe ore e in certi giorni, la seconda sembra essere più mediatica e però meno feconda finanziariamente. Ma è evidente. Non foss'altro che per questo occorre farle tutte e due.
Non mi sembra necessario, e nemmeno utile, aggiungere annotazioni più generali alla descrizione delle iniziative sopra tratteggiate. Vale forse soltanto dire che cose di questo tipo servono come il pane per tenere il motore caldo. Banalità? No. Se si combatte e non si dispone se non di quel che siamo, quelle armi vanno tenute bene oliate. Altrimenti si fa una brutta fine.
* QIP: Quite Important Person.