IL TIRANNOCittadini senza più diritti
Fondo di prima pagina di Iuri Maria Prado
Implicante e significativo il titolo che il Giornale ha dato al mio articolo di martedì: "I motivi della Corte contro i referendum? Leggere per credere: si pensa Dio in terra". Complimenti davvero a chi l'ha scelto, perchè quel titolo evidenzia e denuncia il vero e più devastante problema italiano: e cioè il fatto che il "potere", in questo Paese, ha cessato di manifestarsi in modo chiaro e controllabile dai cittadini e sempre più ormai si impone loro, piuttosto, come espressione di un complesso ieratico e totemistico, amministrato e custodito da veri e propri sacerdoti che non traggono legittimità dalla legge, dall'accreditamento popolare, dal "legame" con il rappresentato, e cioè il popolo, ma puramente e semplicemente dal segno mistico, inconoscibile, dogmatizzante e perciò autocratico che caratterizza l'attività di governo, legislative e giurisprudenziale di questi stregoni di Stato.
E' regime, signori, e di quelli pericolosissimi, e ne è riprova il modo in cui è trattato chi lo afferma. Chi contesta non è che sbaglia: è un "pazzo", o un "nemico" dello Stato. E' il caso di ricordare in quale tipo di assetto politico e sociale, in quali Paesi e in quali periodi, si riservava e si riserva questo tipo di trattamento ai "dissidenti"? D'altronde l'esistenza di questa pericolosa involuzione autoritaria e antidemocratica è negata. Ma da chi, se non da quelli che nel regime occupano posti di influenza o dal regime ricevono utilità? Ammette il Tiranno di essere tale? Lo ammette chi è disposto a riconoscerne la legittima autorità? Non s'è mai visto.
E non dicano che c'è pace, che ognuno può dire quello che vuole. Non c'è nè pace né possibilità di parola. Non è un Paese pacifico quello in cui lo Stato rapina - e senza frutto, peraltro - tutti questi soldi. Non c'è pace in un Paese dove puoi andare in galera non si sa perchè, non si sa fino a quando. Non c'è pace in un Paese dove il carcere vuol dire sopruso, tortura, epidemia. Non c'è pace in un Paese dove le aziende sono taglieggiate (non mi riferisco al pizzo della crominalità comune, ma a quello di Stato). Non c'è pace in un Paese governato da organizzazioni, i partiti politici, che impiegano anni per fare leggi molto spesso ingiuste, lasciamo irrisolta la maggior parte dei gravi problemi dei cittadini, e poi in una notte, tutti d'accordo, decidono di finanziarsi usando i soldi dei pensionati.Non c'è pace in un Paese dove la gente perbene, chi rispetta la legge, che lavora e paga, non ce la fa più ad andare avanti ed è costretta a vendere la casa di famiglia. Non c'è pace, ma guerra, insulto, barbari
e, giungla, in un Paese dove il diritto è stuprato da chi dovrebbe difenderlo. E non c'è libertà di parola, se è vero che queste cose in Italia non si possono dire.
Che cosa teme il Tiranno? Teme di imporre leggi palesemente ingiuste, perchè l'evidenzia anche formale della tirannia fa rivoltare il popolo. Ma teme pure, tuttavia, l'applicazione chiara delle leggi giuste, perchè quell'applicazione genuina esclude la tirannia stessa, la impedisce. Ecco perchè il Tiranno fa leggi magari giuste, ma poi dà facoltà o meglio potere esclusivo ai suoi sacerdoti di custodirle, imterpretarle, "rivelarle".
Dio in terra, il Tiranno. E perciò doppiamente usurpatore e blasfemo.