L'INTERVENTO
PERCHE' LE SENTENZE DELLA CONSULTA SONO INATTACCABILI?
Articolo di Franco Sorrentino
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Signor Direttore, il Presidente Scalfaro, bacchettando il presidente della Regione Lombardia Formigoni sulla potestà che lo stesso ha rivolto alle "sentenze" politiche della Corte Costituzionale ha affermato senza mezzi termini, "che è indispensabile che i rapporti siano anche se dialettici, rispettosi della reciproca dignità e mai idonei a forme di delegittimazione". In sostanza il Presidente della Repubblica afferma che nessuno ha il diritto di criticare la Corte , soprattutto se si rivestono cariche pubbliche e quindi di responsabilità in diverse istituzioni a qualsiasi livello. Ora a questo punto bisognerà che stampa, opinione pubblica, classe politica spieghino, ma in italiano, ossia fuori del "politichese giuridico", cosa sia realmente successo in questo questa vicenda dei referendum bocciati dalla Corte con sentenze inoppugnabili , almeno a quanto afferma il presidente Scalfaro . Orbene deve essere chiaro che una lettera con relativa interpretazione letterale dell'art.75 della Costituzione italiana è
indispensabile. Questo articolo afferma: "E' indetto referendum popolare per deliberare l'abrogazione totale o parziale di una legge quando lo richiedano cinquecentomila elettori o cinque consigli regionali. Non è ammesso referendum per le leggi tributarie e di bilancio...". Nessun potere di giudizio è dunque concesso ai giudici, se non il semplice accertamento sulla validità delle firme raccolte. Dove è scritto che i giudici possono entrare nel merito delle richieste di referendum quando non si tratti di leggi che si occupano di leggi tributarie e di bilancio? Dove hanno trovato i giudici il potere di entrare nel merito delle richieste? Ora se il presidente si occupa dei rapporti fra le istituzioni sarà giusto che dica a quanti di noi di quei rapporti si occupano a livello regionale, provinciale e comunale, perché la Corte è inattaccabile se emana sentenze non autorizzate dalla carta? Qualcuno dirà a questo punto ( e spero non sia il presidente Scalfaro) che negli anni successivi, molti anni dopo, fu emana
ta una legge che interpretava il diritto dei membri della Consulta di emettere sentenze "fuori" del dettato dell'inesorabile art.75. Ma quel discorso è altrettanto incomprensibile (mi sforzo di essere cortese con gli "interpreti"). Se quell'articolo andava modificato questo andava fatto secondo quanto i compilatori della Carta Costituzionale avevano dettato con l'articolo 138, compilato con il preciso intento di rendere difficile la revisione degli obblighi imposti dagli articoli della Carta.Un parlamento "può modificare il dettato della Carta, ma soltanto con due successive deliberazioni, ad intervallo non inferiore di tre mesi che sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione". Questo recita l'articolo 138 e non mi risulta che sia mai avvenuta una votazione parlamentare intenta a modificare l'art.75 della carta fondamentale della vita politica di una Repubblica nata oltretutto da un referendum popolare. Dove dunque stanno sbagliando i cittadini operanti "al
l'interno" delle istituzioni, come Formigoni ed il sottoscritto, secondo i quali la Consulta ha male interpretato i doveri importi dall'art.75 della Carta Costituzionale? In tutta umiltà ed in assoluta sincerità sarò gratissimo a quanti sapranno dirimere i miei dubbi e convincermi che sto sbagliando che sta sbagliando Formigoni e che stanno sbagliando quanti, e sono moltissimi, che sono convinti che la Consulta abbia male interpretato la Costituzione. L'impressione generale è che molta parte della classe politica tema i referendum e che faccia di tutto per evitarli. Niente di male ma a condizione che non si interpretino in modo distorto le leggi fondamentali della Repubblica. La presente è ricolta ai direttori dei quotidiani che abbiano voglia e diritto di interpellare gli elettori sul problema della Consulta che come la moglie di Cesare, deve essere "al di sopra di ogni sospetto". Ora, se sospetti ci sono, sarà bene portarli alla luce, sviscerarli, interpretarli. E' possibile che Scalfaro abbia ragione e
che la Consulta abbia diritto di discutere dei diritti degli elettori.Ma se così fosse, a che servirebbe raccogliere firme e spendere denaro per allestire cabine elettorali? Basterebbe chiedere il parere della Consulta sui singoli problemi e "obbedire". Ma sono questi i tempi che siamo condannati a vivere? Io spero di no. Ecco tutto.