Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
dom 04 mag. 2025
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Conferenza Movimento club Pannella
Partito Radicale Rinascimento - 17 febbraio 1997
IL TEMPO 13 FEBBRAIO 1997
I MESSAGGI CIFRATI DELL'UOMO DEL COLLE

Fondo di prima pagina di Giordano Bruno Guerri

Il Presidente della Repubblica "ha fatto rilevare la indispensabilità che i rapporti tra le istituzioni siano, anche se dialettici, rispettosi della reciproca dignità e mai idonei a forma di denigrazioni e a tentativi di delegittimazioni". Se scrivessi una frase così in un articolo il direttore lo farebbe volare dritto nel cestino, poi mi chiamerebbe per sapere se sto bene, se ho bisogno di un periodo di riposo. E avrebbe ragione. Come abbiamo ragione noi a chiedere al Presidente della Repubblica, colui che ci rappresenta, ci rappresenti anche nel linguaggio e parli come una persona civile. Tradotta, la frase - che esce pari pari dall'ultimo comunicato del Quirinale - significa che i rappresentanti dei cittadini possono discutere (ci mancherebbe), ma rispettosamente e non per screditarsi l'uno con l'altro. Ci voleva tanto a dirla così? Ed è "rispettoso della reciproca dignità" (e soprattutto del rispetto che O.L.Scalfaro deve ai cittadini) che il presidente della Repubblica comunichi in quel linguaggio volu

tamente contorto e cifrato che è il politichese? Ma ben oltre il problema linguistico, l'uscita di Scalfaro ne pone due più gravi. Anzitutto perché mai il presidente ritiene che gli organi istituzionali non possano spingere i loro eventuali dissidi fino al punto di "denigrarsi" (tingere di nero, offuscare, screditare) a vicenda? Se il Parlamento o una parte del Parlamento, ritenesse che il Presidente della Repubblica non ha più "credito", non dovrebbe poterlo dire? E il presidente di una Regione italiana, non potrebbe - a ragion veduta - sostenere che il Presidente della Repubblica non è legittimato a compiere certi atti? O non potrebbe proporre di togliergli poteri legittimi ma che esercita malamente? Quello che Scalfaro suggerisce col suo parlare arcano è in realtà la vecchia regola, inaccettabile in una vita politica pulita, del cane non mangia cane: ovvero chiunque sia al potere se lo tenga stretto e se lo goda, e pazienza quanto all'uso che ne fa. Roba da archeologia della prima Repubblica: nella quale

ci troviamo ancora, ma non in un'epoca così pleistocenica come Scalfaro vorrebbe. Il secondo grave problema posto dall'uscita di O.L.S. è che la pesante frase è stata rivolta a Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia: il quale nei giorni scorsi, dopo la denuncia fatta dal Tempo, ha annunciato che avrebbe comprato spazi sui giornali per chiedere a Scalfaro di chiarire la vicenda della bocciatura dei referendum. Dunque questa è la prima volta che il presidente apre bocca sulla vicenda, sia pure molto obliquamente: e lo fa per dire ad un'altra importante figura istituzionale di non impicciarsi. Per ricordargli che cane non magia cane. Figurarsi in che considerazione tiene un giornale che svolge - bene e legittimamente - il suo lavoro di indagine e, quando sia il caso, di denuncia: ovvero in che considerazione tiene i cittadini da lui rappresentati. Cane non mangia cane: il presidente della Camera Luciano Violante avrebbe il dovere - non istituzionale, ma morale sì - di chiedere a Scalfaro di pronu

nciarsi apertamente su questa faccenda che ormai si sta facendo enorme. Invece no: Violante ha vietato di discutere una prima interrogazione parlamentare di Marco Taradash (Forza Italia) sostenendo che il governo non può essere chiamato a rispondere dell'attività di altri organi costituzionali. Ha detto insomma, quel che Scalfaro ha detto a Formigoni. che Violante si sia coperto con una foglia di fico è dimostrato dal fatto che a Taradash è bastato formulare così la sua interrogazione: vuole sapere "in quale modo il governo intenda tutelare la sovranità popolare che trova nel diritto al referendum una delle sue più alte espressioni". Se anche questa interrogazione venisse respinta, afferma a ragione Taradash "si finirebbe per esautorare definitivamente il Parlamento". Non è esatto caro Taradash: si finirebbe per rivelare che non si vuole l'esistenza di un'opposizione viva e vitale, né in Parlamento né altrove. Non a caso è sempre più scandaloso l'ancora scarsissimo rilievo che quotidiani e telegiornali danno

alla vicenda. Solo Il Giornale infatti a tutt'oggi le ha dedicato l'apertura della prima pagina. Ma i giornali facciano quello che vogliono, ogni loro silenzio, ogni loro volontà di non indagare è un punto in più a favore del Tempo, e un punto a loro disdoro. Perché i cittadini ormai sanno e si interrogano. Nella Piazza del Tempo, a pagina 23, viene pubblicata proprio oggi la significativa lettera del dottor Andrea Chiti Batelli, di Roma, che si chiede perché Scalfaro avrebbe subito le pressioni di un generale della Guardia di Finanza. Finché durerà il silenzio, ora divenuto messaggio cifrato e minaccioso, di Scalfaro, ogni ipotesi è possibile. Soprattutto le peggiori. Posso concludere con un autocompiacimento? Sono estremamente lieto di avere dichiarato e scritto, il giorno dopo l'elezione di O.L.S. che non mi sentivo rappresentato da lui.

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail