Bandinelli coglie nel segno: nella sua testualitê l'intervento di D'Alema propone una serie di riflessioni e di interventi (stato sociale, mercato del lavoro..) che nella loro eccezionalitê (per il consesso, l'uditorio, la provenienza,...) ricalcano la normalitê delle nostre riflessioni "liberiste", le stesse per cui Pannella Å stato scomunicato a partire dal '92 dalla sinistra ufficiale: diversa nelle parole, la risposta di D'Alema a Cofferati mi ha ricordato l'"autobullonatevi".Tutto bene, quindi?
Io ho qualche dubbio: D'Alema ha capito che l'onda lunga della liberalizzazione e della globalizzazione ha raggiunto il inesorabilmente il paese e si adegua, strizzando (comunque) non poco l'occhio agli interessi costituiti. Per farla breve, perý, io penso che considerato il DNA delle forze che ha alle spalle (il Pds ha pur sempre solo il 20/25% dei voti) il suo approccio sarê necessariamente dirigista e morbidamente autoritario; organicista e tendente a rimuovere contraddizioni e contrattempi. Nulla ha che fare con la frontiera di un liberismo anti corporativo, anticonsociativo, antistatalista radicalmente e fondato sul recupero di una prospettiva individualista (e magari libertaria).
Il dramma vero Å che il leader Pds si sta impossessando di argomenti e miti (ad es.: lavoro precario contro disoccupazione) che altri hanno rinnegato e abbandonato anzichÄ coltivare e coccolare. Ma avendo campo libero, non essendo incalzato, potrê governare e diluire il processo diradicale trasformazione che Å invece necessario al paese, al di lê dei giochi del potere. Tra poco ci troveremo a vedere le istanze liberiste di D'Alema e del Governo combattutte dal Polo di Mastella e Alemanno. FI: encefalogramma piatto.
Ma
E noi?