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Conferenza Movimento club Pannella
Vernaglione Piero - 24 febbraio 1997
D'Alema e dintorni 2.

L'intervento di Benedetto della Vedova apparso ieri in conferenza era a mio avviso perfetto. Calibrava al millimetro lo "stato dell'arte" della strategia d'alemiana, caratterizzata da intuizioni importanti, ma anche da poderosi limiti derivanti dalla natura del blocco di interessi che attraversa il PDS e dalle persistenze culturali del mondo che ruota intorno all'Ulivo. Quanto a noi, e alla nostra risposta rispetto al panorama che si va delineando, credo che attualmente ci troviamo in uno dei momenti peggiori della nostra storia recente. La bocciatura dei referendum ha ristretto drasticamente i margini di manovra della nostra iniziativa politica, fin quasi ad annullarli. Si può continuare a fare a testate con la Corte, iniziando una nuova campagna referendaria, e non è escluso che nel lungo periodo questa strategia si riveli produttiva al fine di aprire nuovi spazi e introdurre elementi di contraddizione; d'altra parte molti (fra cui io) ritenevano che la terza raccolta di firme della scorsa campagna referen

daria rappresentasse un'iniziativa erronea e destinata al fallimento, e invece Pannella e il gruppo dirigente dimostrarono di aver visto giusto. Tuttavia, gli assetti di potere consolidatisi negli ultimi mesi inducono qualche perplessità circa la riproposizione "tale e quale" dello strumento referendario. Comunque, indipendentemente dagli strumenti utilizzabili, credo che, di fronte alla scomparsa di interlocutori sul piano politico (vedi Polo), vada perseguita con tenacia la strada prospettata all'ultimo Consiglio generale, e cioé il tentativo di organizzazione, articolazione e rappresentanza dei ceti produttivi del paese. Proprio per non lasciare campo libero alle soluzioni compromissorie di D'Alema, dovremmo alzare il tiro sul fronte dei contenuti radicalmente liberisti: e dunque, per semplificare, se l'Ulivo, dopo mille lacerazioni, approdasse ad una cauta correzione del sistema previdenziale, noi dovremmo contrapporre, ad esempio, l'abolizione del monopolio del collocamento pubblico, l'aliquota d'impos

ta unica, l'eliminazione dei vincoli all'entrata e all'uscita nel mercato del lavoro, l'abolizione del livello nazionale nella contrattazione collettiva e così via. So bene che il problema non è l'individuazione dei contenuti su cui fondare l'iniziativa, ma gli strumenti, che sinceramente non so suggerire, e che rappresentano senza dubbio la nostra eterna "maledizione" di forza politica che necessita di visibilità. A tale proposito mi permetto di fare una sola osservazione: sarebbe stato interessante se Pannella ed altri esponenti del movimento la settimana scorsa fossero stati presenti alla manifestazione organizzata in Carinzia da imprenditori vicini alla Life, che volevano denunciare provocatoriamente, attraverso la minaccia della "fuga all'estero degli investimenti", le condizioni soffocanti a cui è sottoposta l'attività produttiva in Italia. Credo che dobbiamo mettere in campo iniziative che rischino anche l'impopolarità veicolata dai mezzi di comunicazione conformisti, pur di essere percepiti da ampi s

trati del mondo imprenditoriale e del lavoro dipendente privato come l'unica forza coerentemente liberista esistente in Italia.

 
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