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Conferenza Movimento club Pannella
Partito Radicale Rinascimento - 25 febbraio 1997
ORDINE DEI GIORNALISTI: CLUB PANNELLA

Roma, 25 febbraio 1997

Dichiarazione di Benedetto Della Vedova, segretario nazionale dei Club Pannella-Riformatori:

"Il presidente dell'ordine dei giornalisti della Lombardia, Franco Abruzzo, ha inviato ai parlamentari una lettera aperta sui 'rischi e sui pericoli collegati all'abrogazione della legge professionale'. In stile WWF, 'salvate il Panda', Abruzzo sostiene nella lettera che 'i cosiddetti riformatori vogliono annientare 12mila giornalisti professionisti', chiedendo per referendum l'abrogazione della Legge 69/1963. Addirittura, sostiene Abruzzo, 'risulterà abolita l'etica professionale, fissata oggi nell'articolo 2 della legge professionale': siamo allibiti. Ma fiduciosi, più di Abruzzo, nel fatto che la stragrande maggioranza dei giornalisti sarà felice di vivere in uno Stato laico e democratico in cui l''etica', nemmeno quella professionale, esista solo in quanto fissata per legg

Il presidente dell'Ordine dei giornalisti della Lombardia prosegue lanciando l'allarme sul fatto che 'la libertà di cronaca verrà colpita a morte', che 'domani gli editori potranno assumere chiunque come direttore, caporedattore, inviato e redattore' (forse che fino ad oggi l'appartenenza all'ordine, ad esempio, dei direttori dei TG Rai sia stata garanzia di qualche cosa?) e, addirittura, che 'il contratto nazionale di lavoro dovrà essere completamente riscritto!': magari, aggiungiamo noi, prevedendo i premi alla produttività e la partecipazione al risultato d'impresa che si chiede, giustamente, per i metalmeccanici e che, forse andrebbe chiesto, sempre ad esempio, per la Ra

Siamo convinti che Abruzzo saprà trovare argomenti più convincenti per difendere davanti al popolo sovrano le proprie ragioni di difesa dell'esistenza dell'Ordine dei giornalisti. Per parte nostra rivendichiamo con questo referendum una grande lotta di libertà, per la libertà di stampa che, come vuole l'articolo 21 della Costituzione, 'non può essere soggetta ad autorizzazioni e censure', tantomeno, quindi, all'obbligo di prevedere per ogni testata un direttore appartenente alla corporazione dei giornalisti professionisti. Quanto al resto, cioè alla tutela della professione giornalistica, all'etica professionale e, soprattutto, all'accesso alla professione stessa la realtà dei fatti dimostra il fallimento di uno strumento corporativo e burocratico, alla cui sopravvivenza possono essere così fortemente legati solo quanti temono di dovere misurarsi con le leggi del mercato, della concorrenza e del merito".

 
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