Roma, 26 febbraio 1997Dichiarazione di Marco Pannella:
"La Procura della Repubblica di Roma, attraverso l'univoco comportamento di tre Pubblici Ministeri, ritiene in sostanza che la mia pubblica 'cessione gratuita' ad Alda D'Eusanio di circa 600 'dosi' di hashich non costituisca reato, senza ombra di ragionevole dubbio, e di conseguenza chiede il proscioglimento e il non rinvio a giudizio. Esimente sarebbe la patente ragione politica del mio atto.
La 'ragion politica' di una violazione dolosa della legge, per quanto ci riguarda, è semmai una aggravante, e non una esimente. Che si tratti di peculati, truffe, concussioni o corruzioni, di furto o di ricettazione, 'rubare per il partito' è molto più grave e costoso per la società, sul piano civile e - a ben vedere - anche sul piano giuridico se non su quello della 'giurisprudenza' (d'altra parte ampiamente contraddittoria e incerta).
Il nonviolento radicale, in generale e nella fattispecie che oggi mi concerne, decide di pubblicamente violare la legge, disubbidirle, contestarla; o di violare con il proprio comportamento giurisprudenza e/o la applicazione della norma. Il nonviolento opera in tali casi e in tal caso opponendo altre norme, altri principi generali di diritto positivo, o l'esigenza di una riforma legislativa e/o giurisprudenziale, attraverso la violazione, la negazione delle leggi vigenti, deliberata e volta a richiamare l'attenzione della 'città', del legislatore attraverso essa, sulla iniquità da superare e correggere. E' un comportamento che può richiamarsi non solamente alla pratica gandhiana ma anche all'ispirazione socratica.
Se il giudice dovesse stabilire che la motivazione 'politica' proscioglie e assolve, di per sé, stabilirebbe un principio di estrema pericolosità; non vi è chi non lo veda.
Altro è se dal giudizio, che si tenga e non venga eluso, emergano sentenze di motivata assoluzione, fondata in diritto, o l'applicazione della attenuante riconosciuta a chi operi in difesa di particolari, nobili motivi sociali e morali.
Per questo, stamane, ho sottolineato che ritengo di aver compiuto anche altri reati, o comportamenti ad essi riconducibili, quali l'istigazione, l'apologia di reato, l'associazione per delinquere, e auspicato che non vengano prioritariamente ignorati, tanto più che la Procura ed il GIP non possono ignorare che altri processi in corso non possono non suggerire l'ipotesi, o l'evidenza, di un 'unico disegno criminoso'.
Ciò detto, mi permetto di osservare che 'la riserva di decidere' della GIP appare perfettamente comprensibile, certo come sono non si tratti affatto di insensibilità nei confronti della esigenza primaria di andare finalmente ad un giudizio rapido e certo".