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Conferenza Movimento club Pannella
Colombo Emilio - 9 marzo 1997
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INTRODUZIONE

La vittoria del referendum Segni del 1993 -che ha avvicinato, con il collegio uninominale, gli elettori agli eletti- rischia di essere vanificata dall'estremo tentativo di restaurazione della partitocrazia, che sarà realizzato attraverso bizantinismi (già sperimentati con la legge Mattarella prima, e con la Tatarella poi), il cui scopo è fuor di dubbio quello di stemperare la responsabilità politica degli eletti nei confronti degli elettori (con liste proporzionali, collegamenti surrettizi, premi di maggioranza conferiti a liste di intoccabili).

E infatti, si sta ormai delineando con estrema precisione la controriforma elettorale che ci attende: il Tatarellum a doppio turno, che certo non potrà convivere con i collegi uninominali. Nel primo turno, voteremo con il sistema proporzionale per le liste di partito; tra il primo e il secondo turno, ci saranno i collegamenti ulteriori, per consentire alle liste più anodine di ricattare le liste maggiori, e fino all'ultimo voto; nel secondo turno, ci sarà il premio di maggioranza per la coalizione che più abilmente avrà condotto la campagna acquisti.

Il progetto referendario elettorale del Comitato per la difesa dei referendum elettorali e del collegio uninominale (Com.Di.R.El.C.U) si propone di:

1) abolire le liste e la scheda proporzionali nel sistema elettorale per la Camera dei Deputati;

2) lasciare immutato il meccanismo (uninominale-maggioritario) di elezione del 75% dei deputati e dei senatori;

3) IMPORTANTE: eleggere il restante 25% di deputati e senatori recuperando i migliori dei candidati sconfitti nei collegi uninominali, a livello di singole circoscrizioni;

4) sabotare il Tatarellum -base ideologica dell'assalto degli inciucisti al collegio uninominale-, per scongiurarne la trasposizione nei sistemi elettorali di Camera e Senato.

I vantaggi dei nostri quesiti opportunisti su Camera e Senato, che dimostreremo essere possibili e in accordo con l'attuale e consolidata giurisprudenza costituzionale, sono presto detti:

a) il sistema risultante è MAGGIORITARIO ed UNINOMINALE, nonché, costringendo all'aggregazione i poli, necessariamente anche bi-tripartitico. E la ragione è semplice: diversamente da quanto disposto dall'attuale legge per l'elezione dei senatori, qui il residuo 25 per cento di seggi sarebbe attribuito non a "gruppi" di candidati, ma singolarmente ai cd. "migliori perdenti" nei collegi uninominali della circoscrizione, per meriti propri e non di lista, ogni non eletto concorrendo in quanto tale all'attribuzione dei seggi vacanti. Conseguentemente, il terzo, o quarto, o quinto, o sesto, etc. candidato in ogni collegio, non avrebbe alcuna speranza di essere recuperato: la competizione, per ragioni meramente aritmetiche, sarebbe naturalmente circoscritta ai secondi arrivati in un terzo dei collegi uninominali della circoscrizione (essendo di 3 a 1 il rapporto tra i collegi uninominali e i seggi da attribuire con il metodo residuale);

b) consentirebbero alla Corte costituzionale una decisione non equivoca (quale che essa sia), poiché sono chiari, univoci e omogenei, e la normativa di risulta sarebbe, in entrambi i casi, immediatamente applicabile. Infatti, la Consulta dovrà o ammettere i quesiti opportunisti, dando quindi seguito alla propria giurisprudenza consolidata, o rigettarli, dovendo però definitivamente vietare, sic et simpliciter, lo svolgimento di qualsivoglia referendum elettorale.

Così, ad esempio, in Abruzzo, che ha 14 deputati, di cui 11 eletti col maggioritario e 3 col proporzionale, passerebbero i vincenti degli 11 collegi più i 3 candidati che abbiano perso con la percentuale di voti più alta; in Toscana, che ha 19 senatori, di cui 14 eletti con il maggioritario e 5 col recupero dei resti, passerebbero i vincenti nei 14 collegi, più i 5 candidati che abbiano perso con la percentuale di voti più alta nei 14 collegi uninominali.

Va rilevato che il referendum non comporterebbe neanche la rinuncia al doppio turno su base uninominale; anzi, renderebbe la scelta del Parlamento molto più semplice, riducendo le opzioni a due: sistema elettorale uninominale anglosassone (di fatto suffragato dal risultato del referendum) o sistema elettorale uninominale a doppio turno francese. Va inoltre detto che, se -come speriamo- si vincesse con la Corte, non si creerebbero conflitti tra i quesiti, essendo i quesiti opportunisti dei sottoinsiemi di quelli per l'abolizione incondizionata del 25 per cento di quota proporzionale (effetto matrioska): si potrebbe, pertanto, votare anche su tutti e quattro.

Il sabotaggio del Tatarellum, invece, non potendo conseguire risultati apprezzabili sulla via del collegio uninominale, dovrà semplicemente servire come monito esemplare al legislatore inciucista. Non si può peraltro far a meno di rilevare che il Tatarellum rappresenta l'imo della cultura e della tecnica giuridica. E' quindi anche per ragioni estetiche che se ne propone la mondatura.

Non sappiamo ancora se e che cosa la Commissione bicamerale per le riforme partorirà : forse sarà innalzato il numero di firme necessarie per richiedere il referendum, o forse la materia elettorale sarà sottratta (legalmente) a referendum. Di certo, il referendum approvativo del lavoro della Commissione bicamerale difficilmente si svolgerà prima della primavera del 1998, e quindi, con grande probabilità, sarà votato insieme con il nostro: un'occasione più unica che rara.

Considerazioni politiche (principalmente, la necessità di evitare una coalizione tra tatarelliani e doppioturnisti contro i quesiti opportunisti) ci hanno indotti ad accantonare il quesito per l'elezione diretta, ma a turno unico, del Presidente della Provincia; il quesito per l'elezione diretta, sempre a turno unico, del Sindaco, è improponibile prima dell'anno 2000, incidendo parzialmente su norme già sottoposte a referendum nel 1995.

Com.Di.R.El.C.U.

 
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