Quello che invece mi lascia molto perplessa e' il ruolo del militante nell'ambito del Movimento.Non si chiede piu' al militante di fare politica come ha sempre piu' o meno bene fatto, non lo si coinvolge piu' in azioni collettive: il militante deve procacciare soldi e basta.
Capisco perfettamente l'importanza politica del finanziamento del movimento, capisco perfettamente che il "ma perche'" poneva un importantissimo quesito al popolo italiano e capisco anche che per i radicali il chiedere soldi e' sacrosanto e giusto. Ma non capisco che si debba limitare l'apporto militante a questo. Non credo di essere l'unica assolutamente incapace di ottenere risultati positivi nella raccolta di fondi, e non credo di esere l'unica a sentirsi impotente e frustrata da questo impegno unico e totalizzante. Non credo nemmeno di essere
la rompiballe di turno che si trova gli alibi per giustificare la sua pochezza.
Credo invece che siamo tutti un po' amareggiati, un po' frustrati, un po' impotenti e un po' scoraggiati.
Fare dei conti e' giusto, ma fare solamente conti e non fare altro da mesi e mesi allora non e' piu' tanto giusto a mio avviso.
Perche' qui non si tratta piu' di autofinanziamento, non si tratta piu' di raccogliere contributi ai tavoli, non si tratta piu' della telefonata al compagno, all'amico o all'iscritto per chiedere un contributo "extra", non si tratta piu' insomma di una raccolta normale di quattrini, il ben noto "obolo", ma si tratta invece di fare parte di un vero e proprio "staff" di professionisti del chiedere perche' le nostre passate esperienze sono assolutamente inadeguate quando le somme da richiedere sono ormai dell'ordine di decine di milioni!