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Conferenza Movimento club Pannella
Vernaglione Piero - 17 marzo 1997
Questa volta sto con Gull.
Obbiettivamente bisogna riconoscere che la distinzione fra legalizzazione e liberalizzazione a cui pignolescamente ci richiamiamo, ha più lo scopo dialettico di non farci apparire, rispetto all'opinione pubblica, come quelli che sono favorevoli alla diffusione delle droghe, che non una funzione esplicativa indispensabile per qualificare la nostra posizione. Il regime legale comporta che le sostanze in questione subiscano, nell'ambito del ciclo produttivo e distributivo, i controlli a cui sono sottoposti gli altri beni di uso quotidiano. Detto questo, resta però il fatto centrale che le sostanze stesse, dopo gli eventuali controlli di qualità (su cui, da liberista estremo, ho per la verità qualche riserva), sono poi accessibili a tutti, sono quindi libere, non possiamo nasconderci dietro un dito terminologico. Ma c'è di più: la posizione libertaria invoca la fine di un regime proibizionista non solo al fine di una riduzione dei danni sociali (criminalità organizzata, reati per procurarsi il denaro, malattie)

, ma soprattutto per una opzione filosofica fondamentale, e cioé che non si possono perseguire i cosiddetti "crimini senza vittime", cioé non si possono punire comportamenti che non danneggiano altri, ma solo se stessi. In sostanza, il libertario deve teorizzare la "libertà di drogarsi". Capisco che nei confronti dialettici con gli interlocutori proibizionisti tendiamo a rimuovere queste tesi o a mettervi la sordina, perché sono posizioni impopolari che rischiano di vanificare l'intera battaglia antiproibizionista, ma almeno fra di noi le cose diciamocele chiaramente.

Inoltre sono d'accordo con Paolo anche per quanto riguarda la dislocazione delle posizioni antiproibizioniste fra gli schieramenti politici. Non si può negare che, a livello di elites politiche, le posizioni antiproibizioniste siano più numerose nell'area Ulivo + Rifondazione che non nel Polo. Certo, quello schieramento nella pratica spesso subordina i contenuti della battaglia ad esigenze tattiche e di potere (accordi con il mondo cattolico, l'ossessione del moderatismo ecc. ), e questo va denunciato, ma non si può stravolgere il dato sociologico di partenza rappresentato da una sensibilità antiproibizionista più diffusa a sinistra che non al centro e a destra.

 
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