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Radio Radicale Roberto - 19 marzo 1997
COIRO: "IL PROIBIZIONISMO E' FALLITO. PER RIDURRE I MORTI DI DROGA MEGLIO LA DISTRIBUZIONE CONTROLLATA"

Di Michele Coiro - Il Messaggero, 19 marzo 1997

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Un discorso sul problema delle droghe dovrebbe cominciare da una presa d'atto: il quasi totale fallimento della politica proibizionista. La droga, infatti, la si trova in vendita all'angolo della strada. I tribunali sono intasati di processi per reati legati al traffico di droga e per reati commessi dai tossicodipendenti per procurarsi i soldi necessari all'acquisto della "dose". A cio' si aggiunga che i sequestri di droga, operati dalle forze di polizia, non raggiungono, nonostante il forte impegno e le indagini collegate in sede internazionale, nemmeno il dieci per cento dei presumibili consumi nazionali. A questo bilancio negativo si devono aggiungere le numerose morti per overdosi dovute, quasi sempre, ai tagli della sostanza mal effettuati ad opera di trafficanti poco esperti. Altro effetto del proibizionismo sono gli enormi guadagni che il traffico clandestino permette alle grosse organizzazioni criminali internazionali che investono i loro facili guadagni in operazioni che inquinano il normale andamen

to dei mercati finanziari nazionali e internazionali.

E' tutto un mondo delinquenziale che si nutre e prospera in virtu' delle scelte proibizionistiche.

A questo si aggiunga il fumo politico gettato negli occhi della pubblica opinione cui si fa credere la necessita' della scelta proibizionista, e quindi repressiva, e la si distoglie dalla individuazione e dal perseguimento di mali sociali diversi e piu' meritevoli di sanzione, ma che non conviene reprimere. Si pensi, in Italia, alla lotta alla corruzione amministrativa in verita' mai seriamente ingaggiata dal legislatore e dalla amministrazione pubblica.

Contro questi veritieri rilievi e razionali argomentazioni si tenta di dare un fondamento teorico alla pretesa dello Stato di impedire il consumo di droga nel dovere di solidarieta' sancito nell'articolo 2 della Costituzione. E si dimentica il consumo di alcool, di tabacco e, perche' no, di dolci da parte del diabetico.

La conferenza sulla droga tenutasi a Napoli ha individuato la necessita' di non colpire penalmente il consumatore di droghe ed ha auspicato l'introduzione di norme che lo salvaguardino dalla prigione.

A tal proposito e' necessario ricordare che il tossicodipendente finisce in carcere non per consumo di droga ma per reati commessi allo scopo di procurarsi il denaro necessario per acquistare la sostanza, compreso lo spaccio. Percio', quando si parla di non mandare in carcere il drogato, si esprimono in realta' idee di difficile attuazione non sembrando possibile concedere una specie di impunita' al rapinatore, allo scippatore, al ladro, ecc. Sol perche' tossicodipendente. Ma anche ammessa tale possibilita' l'intossicato da sostanze stupefacente si trovera' sempre nella necessita', liberato dal carcere, di procurarsi nuovamente la droga e dovra' ricadere nel reato allo scopo di ottenerla.

E' un circolo vizioso dal quale non si esce facilmente. E non si esce nemmeno prevedendo, illusoriamente, il ricovero coatto in comunita' per la disintossicazione. Anche qui e' facile rispondere che la possibilita' del risultato e' strettamente legata alla ferma determinazione, speso nemmeno sufficiente, di ottenerlo. . Qualsiasi ricovero coatto, o comunque necessitato, destinato all'insuccesso. La distribuzione controllata delle droghe, per esempio attraverso gli ospedali o altre idonee strutture pubbliche, permetterebbe innanzitutto di conoscere meglio il fenomeno, perche' costringerebbe i tossicodipendenti a rivelarsi, eliminerebbe le morti per overdose, ridurrebbe di molto i guadagni delle organizzazioni criminali (ammesso che un certo mercato nero possa sopravvivere), non costringerebbe i tossicodipendenti a commettere reati per procurarsi la droga, eliminerebbe, o perlomeno ridurrebbe di molto, il mondo di criminalita' che prospera attornio al commercio clandestino della droga.

Io credo che prima o poi i fatti costringeranno i rappresentanti delle nazioni a sedere attorno ad un tavolo per verificare i risultati della politica proibizionista ed adottare le misure conseguenti. E' sperabile che si giunga ad un superamento della cultura proibizionista. Considero un primo passo in tale direzione i propositi di sottrarre al carcere il consumatore di droga.

 
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