Gasparri, ancora una volta, attacca e "marchia d'infamia" chi dice la verita' (la verita' storica, ovviamente), cioe' che il proibizionismo e' completamente fallito, e mette in dubbio la verita' "di Stato" della non modificabilita' delle legislazioni proibizioniste. Questa volta (ancora una volta), nel suo mirino e' finito Michele Coiro, che, se mai avesse qualche dubbio, a questo punto dalle reazioni di Gasparri puo' trarre un'ulteriore conferma della fondatezza e della ragionevolezza delle proprie opinioni.

Se poi Gasparri fosse una persona coerente - e non un "professionista dell'antidroga"- dovrebbe chiedere oltre alle dimissioni di Coiro, le dimissioni di tutti quei magistrati che nel corso di questi anni, lungi dal limitarsi ad applicare le leggi (anche quelle sulla droga), hanno pontificato "politicamente", da scranni anche piu' alti, sulle virtu' (morali e materiali) del proibizionismo. E costoro, a differenza di Coiro, avevano, oltre al resto, il torto di dire il falso.