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Conferenza Movimento club Pannella
Partito Radicale Rino - 21 marzo 1997
La Camera dei Deputati

Premesso che

a) il 17 febbraio 1997, il Governo ha convocato per il 27 aprile il primo turno delle elezioni amministrative, quando erano già in pendenza di convocazione undici referendum abrogativi nazionali;

b) il turno amministrativo riguarda circa un sesto dell'intero corpo elettorale, e, dunque, non riguarda, 40 dei 49 milioni di elettori italiani;

c) dopo l'entrata in vigore della legge 81/93 (relativa, oltre al resto, al sistema di elezione diretta dei Sindaci), non è legittimo operare alcun forzato e meccanico trasferimento agli spazi di propaganda e informazione relativi alla consultazione amministrativa dei diritti di partecipazione assegnati ai partiti in occasione delle competizioni politiche nazionali, senza che ciò costituisca pericolo di straripamento di poteri, e di grave e palese violazione delle leggi (della 515/93, innanzitutto), delle autonomie, e dei diritti civili e politici dei cittadini candidati ed elettori;

d) il voto referendario riguarda 49 milioni di elettori per ben 11 distinte votazioni, per i quali l'esercizio del diritto di voto deve essere dal Governo e dalla Pubblica Amministrazione assicurato, secondato, e facilitato comunque possibile, e non già impedito, reso difficoltoso od ostacolato; questo costituendo il limite alla discrezionalità politica dell'Esecutivo, nell'esercizio delle responsabilità relative al governo del procedimento elettorale;

e) i Comitati Promotori dei referendum, cui la Consulta riconosce ruoli e prerogative equivalenti a quelle dei Poteri dello Stato, non essendo stati consultati dal Governo prima della convocazione, per il 27 aprile, del primo turno del voto amministrativo, hanno in un primo tempo richiesto, dinanzi al "fatto compiuto", di convocare per la stessa data anche il voto sui referendum, in questo essendo sostenuti da un appello al Governo sottoscritto da oltre 100 parlamentari;

f) il Governo ha, nell'ambito dei suoi poteri discrezionali (politici, quindi, oltre che istituzionali), legittimamente rifiutato di accedere a quella richiesta e - a fortiori - di compiere gli atti amministrativi e/o legislativi che ne avrebbero consentito l'attuazione;

g) i Comitati Promotori hanno allora indicato al Presidente del Consiglio ed al Ministro degli Interni l'assoluto rifiuto della convocazione dei referendum in giorni nei quali la avvenuta chiusura delle scuole e l'avviato scaglionamento delle vacanze - secondo auspici e anche direttive pubbliche praticato da molte categorie di cittadini e da milioni di elettori - impedirebbero di fatto a molti l'esercizio del voto; rifiuto quindi applicabile quanto meno alle date dell' 8 e del 15 giugno; i Comitati Promotori auspicavano che il voto referendario si tenesse il 4, o al massimo, il 18 maggio;

h) il 14 marzo 1997, il Consiglio dei Ministri ha deliberato, su proposta del Ministro degli Interni, di convocare il voto referendario proprio per il 15 giugno, invocando l'esigenza di separarlo radicalmente da una ipotetica campagna elettorale politica e nazionale (con oltre 40 milioni di elettori italiani assolutamente estranei al preteso evento, e con i diritti politici e civili dei rimanenti 9 milioni snaturati, in tal caso travolti e resi pressoché incomprensibili); aggiungendo come altro motivo quello di consentire al Parlamento fino all'ultimo istante utile (quindi, anche a campagna referendaria pubblica già indetta ed in corso!) di procedere all'esame di provvedimenti legislativi relativi a materie oggetto dei referendum indetti;

i) Comitati Promotori hanno invece dichiarato di ritenere (in base anche al principio di ragionevolezza ed a quello di lealtà interistituzionale) che non sarebbe legittimo, né perfino materialmente possibile, ipotizzare che - qualora, come sta avvenendo, le nuove leggi non recepiscano integralmente le indicazioni contenute nelle proposte referendarie - la consultazione possa tenersi, come impone l'art. 39 della legge 352/70, su di un quesito diverso, definito sui 'nuovi' testi legislativi, quando:

1) la campagna sia già in corso o giunta quasi, addirittura, al suo termine;

2) è noto e documentato che L'Amministrazione del Ministero degli Interni non sarebbe in grado di provvedere in tempo utile all'adozione degli adempimenti necessari alla stampa ed al recapito delle schede relative a quesiti riformulati nel corso della campagna referendaria;

l) la validità dei referendum è subordinata alla partecipazione al voto di almeno il 50% più uno degli aventi diritto e dunque ogni azione volta o atta ad impedire od ostacolare tale partecipazione costituirebbe un attentato ai diritti civili, politici ed elettorali dei cittadini ed alla stessa Costituzione;

m) la media di votanti nelle consultazioni referendarie, a partire dal 1990, registra una percentuale di partecipazione al voto che supera il 77% per quelle tenutesi nel mese di aprile, ed è pari al 54% per quelle tenutesi nel mese di giugno;

n) la legge 277/93 ha modificato la precedente normativa, riducendo ad una le giornate di voto di ciascuna consultazione elettorale; nell'ultima tornata referendaria, svoltasi l'11 giugno 1995, la percentuale dei votanti è stata pari al 57% degli aventi diritto, non ostante una massiccia campagna di propaganda televisiva;

o) i referendum non sono ancora stati formalmente indetti e per il momento il Governo ha adottato la deliberazione che fissa la data della consultazione cui il decreto di indizione da emanarsi fra il 70 ed il 50 giorno precedente quello della consultazione dovrà fare riferimento; dunque, su questa base, il Presidente della Repubblica dovrebbe emanare il decreto di indizione fra il 6 ed il 26 aprile, ma, fino a quel momento, è possibile per il Governo modificare la deliberazione adottata, e dunque la stessa data di tenuta della consultazione referendaria.

tutto ciò premesso,

La Camera dei Deputati invita

il Governo a riconsiderare d'urgenza la decisione adottata, e tenendo presente i termini di indizione, a fissare la data della prossima consultazione referendaria in una domenica precedente quella del 1 giugno 1997.

 
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