L'ESAME E' INIZIATO
CORTE, L'ORA DEI REFERENDUM
Poche speranze per quelli elettorali. Pannella: l'Italia è con noi.
ROMA è andato 1ì, nella gabbia dei leoni, per seguire i suoi referendum da vicino. Marco Pannella, scortato dal fido Paolo Vigevano, alle 16.30 in punto, poco prima che i giudici della Corte costituzionale iniziassero l'esame dei suoi diciotto referendum, si è presentato in piazza del Quirinale ed ha frettolosamente varcato il portone del palazzo della Consulta. Su, al primo piano, lo attendevano gli avvocati che, in nome del comitato promotore, dovranno discutere e difendere i quesiti davanti ai giudici. Dopo poco più di un'ora il leader radicale è ridisceso. "L'80 per cento della gente e con noi ha commentato ed e per questo motivo che i referendum non si devono fare". Ha poi riproposto il suo leit motiv di questi ultimi tempi. "La Consulta è la grande cupola della mafiosità partitocratica. L'esame sull'ammissibilità dei trenta referendum è iniziato ieri mattina. La Corte, presieduta da Renato Granata, ha ascoltato per primi i legali dei comitati dei dodici quesiti regionali, quindi, nel pomeriggio è t
occato ai referendum di Pannella. Entro oggi la prima parte dell'esame dovrebbe concludersi. Questa volta il governo non si è costituito in giudizio contro i referendum. Lo ha fatto invece l'ordine dei giornalisti del Veneto per opporsi alla ammissibilità del quesito che vorrebbe vedere soppresso, appunto, l'ordine dei giornalisti. Si dovrà comunque attendere cinque o sei giorni prima che la sentenza venga resa pubblica. E in ogni caso, da più parti ci si dice convinti che saranno ben pochi i quesiti che avranno il crisma dell'ammissibilità e che, in particolare, per quelli elettorali le speranze sono praticamente azzerate. In sostanza, sono due le valutazioni che la Corte deve fare: se i referendum hanno come oggetto materie non sottoponibili a consultazione popolare (l'articolo 75 della Costituzione li vieta per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali) e se vengono rispettati alcuni principi fissati dagli stessi giudici della Consu
lta in precedenti occasioni. Non sono cioè ammissibili le consultazioni volte ad abrogare leggi a contenuto costituzionalmente vincolato ed è necessario che i quesiti referendari siano chiari, univoci ed omogenei, per non disorientare i cittadini e fuorviarne le scelte. Ciò che la Corte deciderà è questa volta particolarmente importante perché o conferma la sua precedente giurisprudenza, permissiva nei confronti dell'istituto referendario, oppure fissando una volta per tutte la linea che divide il referendum abrogativo da quello manipolativo.