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Conferenza Movimento club Pannella
Segreteria Rinascimento - 26 marzo 1997
Dal "Corriere della Sera" del 26 marzo 1997 - pag. 1

REFERENDUM

I PERCHE' DEL VOTO A GIUGNO

di Giorgio Napolitano

Caro direttore,

ho letto l'articolo di Piero Ostellino, pubblicato ieri e desidero innanzitutto spersonalizzare il discorso sulla fissazione della data per lo svolgimento dei referendum ammessi dalla Corte costituzionale.

Non c'è stata, perché la legge non la prevede, una decisione del ministro dell'Interno; c'è stato, sulla base di una discussione in Consiglio dei ministri, un orientamento collegiale del governo che si tradurrà, nel momento previsto, in una formale deliberazione per l'emanazione dei decreti del presidente della Repubblica.

Io ho contribuito (anche perché il ministero dell'Interno è responsabile dei servizi elettorali in genere) ad argomentare la scelta del governo. E l'ho fatto non da "referendario" o "antireferendario" per inclinazione personale, ma da convinto sostenitore di alcune ragioni di forma e di sostanza.

Le ho illustrate senza infingimenti fin dall'inizio a Marco Pannella, ne abbiamo discusso ricevendo - il presidente del Consiglio e io - i rappresentanti del Comitato per i referendum il 3 marzo e, infine, rispondendo puntualmente per iscritto alla lettera di Pannella e di Vigevano, anche a nome del presidente Prodi, il 14 marzo. E mi rammarico che ai nostri argomenti Pannella e i suoi amici non abbiano dato né diffusione né plausibili risposte.

In estrema sintesi, debbo ribadire che per ragioni giuridiche e tecniche era impossibile far svolgere contestualmente le elezioni amministrative (nel primo o nel secondo turno) e le consultazioni referendarie; che è stata nostra preoccupazione non sovrapporre non solo le rispettive votazioni ma neppure le due campagne elettorali, per rispetto della loro diversa natura; e, infine, che si è tenuto conto anche della necessità di consentire al Parlamento di impegnarsi in tempo utile per la definizione di provvedimenti presentati da tempo dal governo che possano costituire una risposta sostanziale ad alcuni dei quesiti referendari e, così, un valido riconoscimento della sollecitazione espressa con l'iniziativa di promozione dei referendum.

Aggiungo che nelle cinque precedenti, analoghe occasioni, dal 1978 al 1993, si tennero sempre nettamente distinte elezioni amministrative e referendum (nonché le rispettive campagne elettorali) e in tre occasioni i referendum si svolsero in giugno.

Potrei aggiungere, ma questa è solo una mia opinabile valutazione, che l'affluenza alle urne dipende in larga misura dall'interesse che suscitano i referendum più che dalla data, nel senso, ad esempio, che il successo di partecipazione al referendum del 1993 fu piuttosto dovuto alla materia - sistema elettorale - che non alla scelta del mese di aprile.

Spero che la mia risposta non le appaia di maniera, ma in conclusione ripeto che ogni decisione sulla convocazione dei referendum è affidata al Consiglio dei ministri nella sua collegialità.

Giorgio Napolitano

Ministro dell'Interno

 
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