Di G. Me
STET, GOLDEN SHARE IN TRIBUNALE
IL COMITATO PROMOTORE DEL REFERENDUM ABROGATIVO PRESENTA UN ESPOSTO
Oggi l'assemblea della finanziaria. La soddisfazione di Rifondazione, il Polo all'attacco.
ROMA - L'assemblea straordinaria della Stet, che oggi a Torino inserirà nello statuto la golden share, si apre sotto il fuoco delle polemiche sul merito e sul metodo. Quanto al metodo, ieri il comitato promotore del referendum per l'abrogazione della legge sulla golden share ha presentato un esposto alla magistratura, contestando la mancata comunicazione alla Consob delle proposte di modifica statutaria portate in assemblea. Secondo il coordinatore del comitato, Benedetto Dalla Vedova, la comunicazione, che va fatta almeno dieci giorni prima dell'assemblea, non può aver avuto luogo visto che il decreto del ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi, che ha definito il tipo di "poteri speciali" da attribuire allo Stato, è stato firmato solo due giorni fa. La Consob ha affidato la replica a dichiarazioni ufficiose rese all'agenzia Radiocor, facendo presente che le comunicazioni di Stet e Telecom Italia facevano riferimento generico al decreto ministeriale in via di emanazione. "La Consob spiega la fonte citata
ha valutato che non avrebbe avuto margini su cui eccepire, dal momento che il decreto del Tesoro sarebbe stato predisposto sulla base della legge che, a sua volta, prevale su qualsiasi decisione della Consob". Quindi la commissione che vigila sulle società e sulla Borsa, ha ritenuto in sostanza che la comunicazione poteva essere valida, in quanto i contenuti specifici della modifica statutaria non avrebbero potuto essere diversi da quelli già noti in quanto previsti dalla legge 474 sulle privatizzazioni. Sul piano del merito, accanto alla soddisfazione di Rifondazione comunista ci sono le proteste del Polo e le perplessità di Rinnovamento italiano. Il responsabile economico di Rifondazione, Nerio Nesi, si dichiara soddisfatto perché la golden share predisposta dal governo contiene tutti i poteri previsti dalla legge, e anche perché la durata di tre anni è quella minima. Infatti il decreto del presidente del Consiglio Romano Prodi prevede che i "poteri speciali" si protrarranno comunque fino a quando "il pro
cesso di liberalizzazione del settore abbia raggiunto un sufficiente stadio di avanzamento". E chi giudicherà lo stadio di avanzamento? Un nuovo decreto del presidente del Consiglio. Ma Nesi si prepara ad alzare nuovamente il prezzo. Già ieri ha parlato di "problemi ancora aperti", puntualizzando che "il governo deve dire cosa intende per nocciolo duro italiano e per "significativa presenza straniera". Per quanto riguarda il primo, si era pensato ai fondi pensione e alle fondazioni. Ma queste sono cose di là da venire". Per il secondo, ossia la presenza straniera, Nesi ha ribadito che "siamo contrari alla vendita di azioni. Mentre accettiamo un concambio di titoli in caso di accordo strategico: solo così non si colonizza l'Italia e non si perdono i centri di ricerca". Il responsabile economico di Forza Italia, Antonio Marzano, attacca la golden share come frutto di una concezione statalista della maggioranza, e polemizza con il presidente della Stet, Guido Rossi. "Dove il governo è statalista, golden
share e Authority diventano strumenti che i liberali devono contrastare. Nel caso specifico della Stet il neo presidente Guido Rossi, che prima della sua nomina si era espresso più volte contro questo strumento, potrebbe dare una prova apprezzata di coerenza se si opponesse alla sua introduzione anche a costo, ove necessario, di rimettere il proprio mandato". E il diniano Ernesto Stajano richiama l'incombente referendum: "La golden share è sottoposta ad un referendum abrogativo e da giugno potrebbe non esistere più. Quindi, impostare un discorso solo su questo strumento è certamente legittimo ma politicamente non molto convincente".