Di G. Me
AZIONE D'ORO, A TEMPO? NO, ETERNA
La golden share sarà per la Stet a tempo, ma può anche diventare eterna. Sono i vecchi virtuosismi della "nuova" politica italiana. Tanto che il nemico numero uno delle privatizzazioni, Nerio Nesi di Rifondazione comunista, ha potuto dichiarare che la formulazione "è ambigua" e che va interpretata così: la durata di tre anni fissata dal presidente del Consiglio non è il massimo ma il minimo. Nesi paradossalmente non ha torto. Il decreto firmato da Romano Prodi stabilisce che la golden share vivrà fino a quando un nuovo provvedimento, suo o del suo successore alla guida del governo, non avrà stabilito che "il processo di liberalizzazione del settore delle telecomunicazioni abbia raggiunto un sufficiente stadio di avanzamento, e si sia consolidato il ruolo dell'autorità di regolazione del settore". Questa formulazione rivela una concezione stravagante del rapporto tra Stato e mercato: la maturazione di uno scenario concorrenziale in Italia sarà (con quali criteri?) "accertata" questo il verbo usato da Prodi
attraverso atti amministrativi. In attesa del domani rimane sul tappeto il messaggio lanciato oggi agli investitori: la golden share, nominalmente a tempo, graverà sulla Stet fino a quando non si realizzeranno le "condizioni politiche" per eliminarla.