STET, ROSSI VARA LA GOLDEN SHARE
Votato anche dai soci di Telecom l'inserimento nello statuto dei poteri speciali al Tesoro. "Mmp? Non è più un problema nostro"
Sfida dei pannelliani in assemblea. Albertini: fate polemica altrove.
di Riccardo De Gennaro
TORINO - A un certo punto al microfono dell'assemblea straordinaria Stet si è avvicinato Isidoro Albertini, "principe" degli agenti di cambio. Era l'asso nella manica del presidente Guido Rossi. Dopo le "sparate" degli esponenti dei Club Pannella contro l'introduzione della "golden share", Albertini ha zittito i sostenitori dell'ex leader radicale: "Meglio che andiate altrove a sollevare questi problemi". Albertini ha aggiunto che basta guardare l'andamento del titolo Stet dopo l'annuncio dei contenuti dell'"azione d'oro" per capire che era una scelta tutt'altro che preoccupante.
Il più battagliero era stato Benedetto Della Vedova, coordinatore dei "club" e promotore del referendum che intende abrogare l'"azione d'oro", il quale aveva sostenuto che l'introduzione della golden share costerebbe al Tesoro 10mila miliardi mancati introiti e che il titolo perderebbe il 20%. Albertini ha replicato che chi drammatizza la questione della "golden share" pensa che quest'ultima sia "un cuneo per bloccare la privatizzazione della società: non è così". quanto al presunto danno per le azioni, derivante dalla presenza dei diritto di gradimento del Tesoro, Albertini ha ricordato che "nonostante la mia esperienza in Borsa non so come si calcolino questi fattori, sui quali giocano diverse variabili". Da Milano, tuttavia, il presidente della Pirelli, Marco Tronchetti Provera, ribadiva la sua contrarietà: la "golden share" in Stet è "un inquinamento del programma di privatizzazione: mancano poi le certezze sulla sua decadenza".
Convocata per deliberare sull'introduzione dell'"azione d'oro" voluta dal ministro Ciampi e sulla modifica dell'articolo dello statuto che riguarda l'oggetto sociale in vista della fusione con Telecom, l'assemblea degli azionisti Stet - primo passo decisivo verso la privatizzazione del sistema delle telecomunicazioni pubbliche - non è stata un'assemblea infuocata, come alcuni esponenti del Polo avevano lasciato intendere alla vigilia. In apertura di assemblea, Rossi ha letto il decreto, pubblicato ieri sulla Gazzetta ufficiale, con cui il Tesoro istituisce la "golden share". E ai "pannelliani" ha immediatamente replicato che se passasse il referendum per l'abrogazione della "golden share", non ci sarebbe alcun problema: "Sarebbe abolita anche nella Stet, senza peraltro fermare il processo di privatizzazione". Rossi ha annunciato che il valore del diritto di recesso della azioni Stet in vista della fusione con Telecom sarà di 6.466,18 lire per le azioni ordinarie e di 4.976,60 lire per quelle di risparmio.
A un azionista che chiedeva chiarimenti sui problemi di bilancio della Mmp, la concessionaria di pubblicità della Seat, Rossi ha risposto che "non abbiamo più problemi con la Mmp e non dobbiamo ripianare nulla perché c'è stata una scissione e non è più nostra". Dopodichè è partito il confronto sulla "golden share", a proposito del quale Rossi si è chiesto: "Come mai non si esaminano con lo stesso rigore i sindacati azionari presenti nelle grandi società private e che blindano molto di più? Per questi patti di sindacato non si fanno referendum. Io ho da tempo sostenuto che sono nulli se si tratta di società quotate in Borsa, ma sono rimasto solo". L'assemblea ha approvato a larga maggioranza i due punti all'ordine del giorno.
Nel pomeriggio, al Lingotto, si è svolta invece l'assemblea della Telecom, presieduta da Umberto Silvestri. Il valore dei diritto di recesso della azioni Telecom sarà di 3.938,25 lire per le ordinarie e 3.176,59 per quelle di risparmio. Anche questa assemblea, in sede straordinaria, ha approvato le modifiche statutarie per l'introduzione della golden share in vista della fusione con Stet in programma il 30 aprile. Contrari, però, Chase Nominees, che ha il 2,02 per cento di Telecom, Bankers Trust e altri investitori minori.