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Conferenza Movimento club Pannella
Segreteria Rinascimento - 27 marzo 1997
Nello statuto della società e di Telecom entrano i poteri speciali del Tesoro. I Pannelliani so oppongono alla scelta

Articolo di Francesco Manacorda, La Stampa - Economia e Finanza

STET, GOLDEN SHARE TRA LE POLEMICHE

Rossi: chi la contesta è contro la vendita

Torino. "Questa è stata l'assemblea della grande dissimulazione".

Dalla poltrona della presidenza un caustico Guido Rossi suggella così la riunione dei soci che ieri mattina, dopo tre ore di discussione e molte polemiche, dà il via libera alla golden share nello statuto Stet.

All'attacco dei poteri speciali del Tesoro erano partiti i pannelliani, sbarcati in forze all'assemblea. Per Benedetto Della Vedova, coordinatore del comitato per il referendum che chiede proprio l'abrogazione della golden share, la sua introduzione "comporterà un grave pregiudizio patrimoniale per tutti i soci". E citando "studi autorevoli che attribuiscono alla golden share una perdita di valore della capitalizzazione anche superiore al 20%", condanna "un pasticciaccio brutto che il già rachititco mercato borsistico italiano non meritava".

Sotto il fuoco incrociato delle critiche che negli ultimi giorni sono arrivate dal Polo e la Rifondazione, stuzzicato da alcuni azionisti che gli chiedono quando sia rimasto fulminato sulla via di Damasco, proprio lui che si è spesso distinto per critiche aspre alla golden share, Rossi ironizza: "Mi sento una sorta di San Sebastiano, mi lanciano frecce da tutte le parti, ma mi sembrano spuntate". Poi passa al contrattacco: "Ci sono interessi che si sono catalizzati sul tabù della golden share, apparentemente sono interessi che stanno su sponde opposte, ma di fatto fanno parte dello stesso fiume". Il messaggio è chiaro: da destra come da sinistra, la golden share è accomunato dall'intento di ostacolare la privatizzazione. E nemmeno la prospettiva di un referendum lo preoccupa troppo. Se passerà la linea abrogativa "vorrà dire che la golden share verrà abolita dallo statuto".

Intanto, sostiene Rossi, i poteri speciali del Tesoro vanno difesi perché cesseranno con la liberalizzazione del settore e quindi hanno solo "la funzione di evitare che si passi da un monopolio pubblico a uno privato". E per spiegare la funzione della contestata golden share si affida a una storia araba. "C'è un cammelliere che va al mercato per vendere il suo cammello dove sopra c'è un gattino. Si presenta un ricco mercante - racconta a una platea divertita - che comincia ad accarezzare il gattino e se ne innamora. Chiede quanto costa ma il cammelliere risponde che il gattino non è in vendita. E' il cammello che è in vendita e costa 250 scudi. "ma con il cammello è compreso anche il gattino?", chiede il mercante. "Certo", risponde il cammelliere. Il mercante compra così il cammello e si porta via anche il gattino". "Lascio a voi capire - conclude Rossi - se la golden share è il cammello o il gattino".

Con Rossi si schiera anche Isidoro Albertini, decano degli agenti di cambio milanesi, il cui intervento appare una "benedizione" da parte di una Borsa affamata di affari. Contesta il referendum sulla golden share e fa notare come il comportamento del mercato sia stato finora tutt'altro che penalizzante per i titoli coinvolti nell'operazione.

Assai critico, invece, Marco Tronchetti Provera che da Milano commenta: "Questa golden share rappresenta un inquinamento del processo di privatizzazione".

Polemiche a parte, la conclusione è scontata. Passano a maggioranza la modifica dell'oggetto sociale della Stet, che annovera adesso la gestione del servizio telefonico, e l'introduzione dal 15 luglio di un nuovo articolo dello statuto che attribuisce appunto al Tesoro i poteri speciali: gradimento per i soci con più del 3% del capitale; gradimento per patti o accordi che coinvolgano più del 5% del capitale; veto su fusioni, scissioni, scioglimento; il diritto a nominare un consigliere e un sindaco.

Non figurano invece all'ordine del giorno, e dovranno quindi essere sottoposti al voto di una prossima assemblea (presumibilmente quella del 30 aprile) il tetto massimo di possesso del 3%, il voto di lista e la possibilità di voto per corrispondenza, fissati dal decreto del Tesoro del 24 marzo. Agli azionisti vengono comunicati anche i valori stabiliti per un eventuale recesso: 6466,18 lire per le azioni ordinarie e 4976,6 per quelle di risparmio, al lordo delle ritenute fiscali.

Stessa comunicazione nel pomeriggio all'assemblea "gemella" della Telecom, che recepisce nel suo statuto l'introduzione della golden share (con il significativo voto contrario della Chase Nominees, terzo azionista con il 2,02%). Il prezzo di recesso per gli azionisti Telecom è di 3938,25 lire per le azioni ordinarie e di 3176,59 lire per le azioni di risparmio, sempre al lordo delle ritenute.

 
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