REFERENDUM, PANNELLA ATTACCA SCALFARO:
"SUI SOLDI AI PARTITI LA CONSULTA HA SEGUITO LUI"
di Cristiana Cimmino
ROMA - Pannella non demorde. E si rivolge alla magistratura ordinaria, dopo che la Corte Costituzionale ha bocciato il ricorso sul finanziamento pubblico ai partiti. Una decisione motivata dalla inammissibilità del ricorso, in quanto secondo i giudici costituzionali, il comitato promotore di un referendum non è un potere dello Stato , quindi non ci sarebbe alcun conflitto. Ma il comitato promotore del referendum "tradito" del '93, presenta una denuncia alla Procura della Repubblica di Roma, chiedendo se non sia il caso di sollevare una questione di legittimità costituzionale della legge. Ma è un'estrema ratio e la partita sembra ormai chiusa, a svantaggio dei riformatori, che ora attendono che la Consulta si pronunci sui trenta referendum proposti dai club Pannella. La Camera di Consiglio riprenderà lunedì. Ma una decisione non è attesa prima della fine della prossima settimana, o addirittura dell'inizio di quella seguente. Sulla denuncia, presentata ai giudici della capitale, i riformatori sottolineano che
"i destinatari sono gli stessi della legge abrogata, identica è la provenienza delle somme. La contraddizione con il risultato dei referendum è palese". Pannella vede nella scelta dei giudici costituzionali "una vittoria del regime partitocratico". E annuncia: "Percorreremo tutte le vie legali, probabili e improbabili, fin quando non troveremo un "giudice di Berlino". E' convinto la Consulta abbia agito per non sconfessare il Capo dello Stato, additato dai riformatori come il vero deus ex machina della vicenda. Anche Segni si dice "allibito" dalla sentenza che "mi lascia perplessità e angoscia" e chiede "da chi va difeso il referendum, l'espressione della volontà popolare?".