I "J'ACCUSE" DI MAGGIORANZA E OPPOSIZIONE
VERDI E COMUNISTI: LA COLPA E' DI ANDREATTA. E IL POLO: SI DIMETTA
Anche Pannella davanti a Palazzo Chigi per un sitin chiede la rimozione del ministro "per responsabilità soggettive". Manconi: il pattugliamento navale va interrotto e va ridiscussa la spedizione italiana in terra albanese.
ROMA - Insistono Verdi e Rifondazione sulle "responsabilità" del governo Prodi nella tragedia della nave albanese. L'accusato numero uno è il ministro della Difesa Beniamino Andreatta. Di cui si chiedono senza troppi veli le dimissioni: esattamente quello che vogliono anche Antonio Martino di Forza Italia e il responsabile esteri del Ccd, Sandro Fontana. "Contrariamente a quanto si vuole far credere - sostiene il portavoce dei Verdi Luigi Manconi - la questione politica primaria non riguarda la dinamica della collisione tra la motovedetta albanese e la corvetta italiana; e non riguarda nemmeno le eventuali responsabilità di chi comandava la nostra nave". E l'attacco al ministro della Difesa diventa esplicito: "La questione politica primaria riguarda la responsabilità politica di chi ha deciso e di chi ha gestito l'opera di pattugliamento in mare. quell'opera ha creato, inevitabilmente, le condizioni della tragedia". Detto questo, Manconi chiede al governo di "interrompere" il pattugliamento navale, di "ridi
scutere" la partecipazione italiana alla missione albanese.
E Andreatta? Ha trascorso Pasqua e Pasquetta nella sua casa di Bologna evitando accuratamente dichiarazioni pubbliche. Solo ieri sera al suo rientro a Roma, si è fatto vivo con una nota ministeriale. Quando Marco Pannella ne denunciava ormai la "latitanza". Il leader del Movimento dei Riformatori, davanti Palazzo Chigi per un sitin, dichiarava ironico ai giornalisti: "Da 48 ore non abbiamo notizie di Andreatta. Ieri ne chiedevamo le dimissioni per responsabilità oggettive; oggi le chiediamo per responsabilità soggettive Prima ci hanno detto che c'era il blocco navale, criticato dall'Onu e dal diritto internazionale, poi che era pattugliamento".
Intanto alcuni militanti dei Club PannellaRiformatori, saputo che il ministro si trovava nella sua abitazione bolognese, decidevano di rovinargli il pranzo. Poco dopo mezzogiorno si recavano in via Santo Stefano innalzando cartelli tipo: "Andreatta dimettiti" e "Blocco navale vergogna". Controllati a distanza dagli uomini della scorta del ministro e da qualche altro agente arrivato per l'occasione. Ma Andreatta non si faceva vedere.
E' riapparso in serata. Appena rientrato nella capitale. Ma solo attraverso una nota ministeriale: per annunciare di aver ordinato alla Marina Militare di mettere a disposizione dell'autorità giudiziaria inquirente tutte le carte, comprese quelle coperte da segreto militare. Tutto qui.
Latitante Andreatta? "Ma non diciamo sciocchezze - replica il sottosegretario all Difesa Massimo Brutti - il ministro ha seguito ora per ora l'evolversi della situazione della sua casa di Bologna. Io stesso l'ho sentito più volte. Ha solo deciso di parlare in una sede istituzionale, quella delle Commissioni Esteri e Difesa del Senato". Già, una riunione congiunta, convocata per oggi alle 10 dal presidente del Senato proprio sugli "sviluppi della situazione albanese". Ma Rifondazione comunista non ci sta. Giovanni Russo Spena, capogruppo di Rc nella commissione Esteri di Plazzo Madama, chiede una "discussione parlamentare vera" e non riconosce a due commissioni convocate congiuntamente la "legittimità per esaurire la discussione" sul caso Albania. "Non stiamo decidendo l'esito di una partita tra scapoli e ammogliati - avverte il senatore - dopo la strage di venerdì Santo nulla è più come prima".
E ancora: "Ci eravamo opposti al blocco navale, mai discusso in Parlamento. Adesso non si può far finta di nulla addossando eventuali responsabilità alla Marina". Anche il bersaglio di Russo Spena è Andreatta: "Noi di Rifondazione chiediamo una commissione d'inchiesta sulle disposizioni date alla Marina".
Critiche, accuse e richieste di dimissioni all'economista che fu maestro di Romano Prodi e oggi è ministro della Difesa nel governo dell'allievo, vengono anche dal Polo. Antonio Martino, l'ex ministro degli Esteri che l'altro ieri ha accompagnato Berlusconi a Brindisi, dice che "non si può accettare una tragedia che getta una grave ombra sull'Italia" e va giù duro sul "pasticcio" nato dal blocco navale. "L'incidente di Otranto è un'infamia che deve essere lavata con un atto di immediata riparazione": tuona il responsabile Esteri del Ccd Sandro Fontana. E il gesto riparatore è uno solo: quello delle "dimissioni di Andreatta".
F. Sa.