INDISCREZIONE: SU 30 REFERENDUM FORSE SE NE SALVANO 5
La Corte costituzionale sembra ormai orientata a respingere gran parte dei quesiti proposti. In bilico sono soprattutto quelli elettorali relativi a Camera, Senato e Csm. Il verdetto è previsto entro il 20 gennaio. Pannella: "Così la Consulta si fa interprete di volontà politiche faziose".
Di M. Ven.
ROMA - Un'ecatombe. Dei 18 referendum "liberali, liberisti , libertari" di Pannella, e dei 12 federalisti proposti da sette Regioni (Lombardia in testa), solo 56 in tutto potrebbero passare il vaglio della Corte costituzionale. Il tamtam di Palazzo parla di uno sfondamento implacabile, in linea con l'offensiva antireferendaria che attraversa gli schieramenti: da Rifondazione comunista ai Popolari, dai Verdi ad Alleanza nazionale. In particolare, lo scontro si è concentrato attorno ai due o tre quesiti "trainanti": quelli elettorali relativi alla Camera, al Senato e al Consiglio superiore della magistratura: tre iniziative che sposano la filosofia del maggioritario e puntano a introdurre, attraverso il meccanismo abrogativo dei referendum, la riforma elettorale inutilmente perseguita dalle forze riformatrici in Parlamento. I giudici della Consulta sono chiusi in "camera di consiglio", il verdetto definitivo è atteso entro il 20 gennaio. Ma i giochi paiono fatti. Relatore dei quesiti elettorali sulle Camere è
Francesco Guizzi, che non è un costituzionalista ma un professore di diritto romano, già componente dal 1981 all'86 del Csm in quota Psi, e subito dopo, senatore socialista eletto a Torre del Greco. Una carriera politica da Prima Repubblica, di tutto rispetto. E' lo stesso relatore che ha bocciato gli analoghi quesiti presentati nella scorsa tornata da Pannella. Per ammetterli oggi, dovrebbe rimettere in discussione le proprie argomentazioni di appena un paio d'anni orsono. Sui lavori della Corte grava la cortina de segreto. Il dibattito si svolge a porte chiuse, e il voto di ciascun giudice resterà misterioso. Ma stando alle voci, gli "schieramenti" sono definiti, e riservano qualche sorpresa. Tra i favorevoli ai referendum, vi sarebbero infatti gli esponenti di osservanza "pidiessina", ai quali si contrapporrebbero la sinistra cattolica e quella non querciaiola. Lo stesso Pannella fiuta la sconfitta. In una conferenza stampa convocata ieri mattina, il leader radicale si è scagliato contro coloro che pur
essendo d'accordo sulla necessità delle riforme , si sono guardati dall'intervenire in appoggio ai referendum. "Quel che sembra impossibile, e si è invece realizzato, è il mancato schierarsi di D'Alema, Berlusconi, Prodi e Fini a favore della Costituzione e dei diritti politici dei cittadini in tema referendario". L'abolizione della quota proporzionale nell'elezione di Camera e Senato "avrebbe fornito alla Bicamerale - aggiunge Pannella - una libertà e un'assicurazione di grande forza contro i ricatti di comunisti e democristiani, oltre che della selva di cespugli". In pratica la spada di Damocle dei referendum avrebbe costrettola "istituenda" Commissione bicamerale sulle riforme a varare una legge in linea con i sentimenti "bipolaristi e maggioritari" espressi dagli italiani con il plebiscito sui referendum di Segni. Se invece la Consulta confermerà il giudizio di inammissibilità (basato sulla considerazione che una vittoria dei "sì" creerebbe un pericoloso vuoto legislativo), la Bicamerale potrà non giunge
re mai a un punto fermo e a un'autentica riforma. "La Corte costituzionale - conclude Pannella - rischia oggi di essere l'interprete di volontà politiche e faziose molto più espressione dei Bertinotti e degli Elia, dei Rodotà e dei Manzella, forse anche del presidente politico della Repubbica, piuttosto che del Pds, di D'Alema, di Prodi, dell'Ulivo". La Corte rispecchierebbe così il pantano parlamentare.