Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
sab 10 mag. 2025
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Conferenza Movimento club Pannella
Segreteria Rinascimento - 3 aprile 1997
Da "IL GIORNALE" del 3 aprile 1997 - pag.1 segue pag.7

PER SALVARE IL REFERENDUM BASTA LA BUONA VOLONTA'

Questo quotidiano è stato il primo a denunciare l'ultimo colpo del governo in materia di referendum, e cioè la deliberazione di far votare per i quesiti abrogativi del Polo e dei Riformatori nell'ultimo giorno utile, a scuole chiuse, con molti italiani in vacanza o via per il fine settimana: e questo con l'evidente obiettivo di mandare deluso l'esperimento referendario per mancanza di voti. Il Corriere della Sera, successivamente, tornò in argomento con un composto corsivo di Piero Ostellino, il quale si associava alla denuncia, pur non volendo addebitare alcuna responsabilità della vicenda a quel "galantuomo" che è il ministro degli Interni, il comunista Napolitano. Bene noi certe compostezze (ma dire certe "reticenze") non sappiamo usarle, e quindi diciamo quello che tutti sanno perfettamente , e cioè, appunto, che il governo e la maggioranza - aiutati da una non incomprensibile acquiescenza di non inconsistenti schegge del centrodestra - intendevano deliberatamente ostacolare la competizione referendaria,

di cui hanno il terrore. Contro questo progetto architettato secondo un'inaccettabile "legalità" antidemocratica, si pone tuttavia una mozione (sottoscritta in maggioranza - questo bisogna precisarlo - da parlamentari del centrodestra) con cui si reclama un ripensamento del governo, e dunque un'anticipazione del voto sui referendum rispetto alla data annunciata del 15 giugno. E della cosa si discuterà oggi, in Senato. E' un'occasione perché i parlamentari diano una prova di esercitare davvero il proprio ruolo di rappresentanti della Nazione. Ove il governo, infatti, dovesse mantenere quella sua determinazione - e far votare dunque il 15 giugno - assisteremo alla sostanziale privazione del diritto di voto di milioni di elettori, già sufficientemente demotivati a recarsi alle urne, e demotivati non perché i temi implicati siano irrilevanti, ma perché un'assidua ed efficacissima opera di erosione dell'effettività referendaria (censura nell'informazione giurisprudenza costituzionale che non tiene conto della co

stituzione ma la viola, Parlamento che se ne frega degli esiti dei referendum. Eccetera) fa ormai credere al cittadino che il suo voto non conti nulla, che il suo contributo alla formazione della volontà generale sia una bugia, che insomma non vale la pena di andare a votare, e figuriamoci a un sacrosanto fine settimana di bella stagione. Si spera che non succeda: ed evitarlo è possibile, solo che lo si voglia. Anche perché, in caso contrario, veramente l'istituto referendario finirebbe giustamente con l'assumere un significato diverso: da esperimento democratico sopra precise e determinate questioni, a generica occasione di manifestazione politica "contro" il governo, il Parlamento, il potere. Voler votare in condizioni di normalità, "poter" votare, anzi (perché, ripetiamolo, il 15 giugno), è pretendere puramente e semplicemente che il risultato referendario sai genuino, rispondente, partecipato e non viziato da elementi che con la consapevolezza del cittadino, con il suo orientamento per il "sì" o per il "

no", non hanno nulla a che fare.

IURI MARIA PRADO

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail