Certo, la lotta continua. Su questo non ci piove sopra. Ma c'e' il temporale che e' passato oggi, li', vicino a piazza Navona.Ci saranno sicuramente molti che diranno "ve l'avevo detto" o giu' di li', ma non sposteranno l'asse di un millimetro. Anzi, forse si', qualcosa lo faranno: daranno un contributo perche' qualcun'altro abbandoni la gia' difficile iniziativa.
Pannella ha ovviamente rilanciato, oggi pomeriggio alla radio. Ma non basta. Occorre un valore aggiunto, a partire da lui, e che lui in questo momento non riesce a darci (come ha sempre dato). Limiti di Pannella? No. Difficolta' oggettive, su cui tutti dobbiamo non aspettare come delle amebe e magari lo sguardo perso nel vuoto (come quasi sempre, quasi tutti fanno), ma su cui tutti dobbiamo mettere a tesoro la nostra esperienza e capacita', raccogliere idee ed energie e cercare di capire dove indirizzarle. Ricordandoci di una cosa molto importante: se questo Stato e questa societa' e queste istituzioni fanno schifo, non e' colpa dei radicali, dei riformatori e di Pannella. L'unico demerito che possiamo accollarci e' quello di non essere stati capaci di invertire la capitolazione della situazione.
Non mollare, lo conosciamo tutti. Ripeterlo non serve. Serve, invece, guardare molto bene dentro e fuori, e cambiare, cambiare e cambiare ancora. Puntare ancora piu' in alto di come abbiamo fatto fino ad oggi. Il progetto c'e' -e non sarebbe proprio il caso di modificarlo oggi- ma dobbiamo trovare la strada perche' non sia il nostro progetto, ma il progetto per l'alternativa.
Quando Gandhi dava sensazioni, coraggio e forza alle masse diseredate dell'India dominata dai britannici, lo faceva con cose, gesti, pensieri e azioni molto semplici, intelleggibili da moltissimi, anche i piu' demuniti. E lo faceva con un metodo altrettanto intellegibile da questi moltissimi: la nonviolenza. Noi, invece, usiamo si' gli stessi strumenti di Gandhi, ma ci areniamo -e non poco- sull'intellegibilita' delle proposte. Non e' che sono complicate, e che non trasmettono. Certo Gandhi aveva da trasmettere la necessita' dell'indipendenza da uno straniero oppressore, in un'epoca in cui il disvalore dello straniero era molto sentito che non oggi: questa differenza, pero' non ci deve disarmare, ma solo far riflettere, non per cercare la strada come quella di Gandhi, ma per meglio usare la forza del suo metodo in un Paese di merda come questo.
Scusate la disgressione gandhiana in un luogo in cui tutti abbiamo presente cosa voglia dire, ma, ovviamente, lo sto ripetendo essenzialmente a me stesso, prima di comunicarvelo.
La macchina organizzativa romana sta macinando come non mai (anche se ci sono delle carenze inerarrabili, ma -grazie alla nostra dimensione- insignificanti rispetto al contesto complessivo). E secondo me sta macinando troppo sul centro, con conseguenze non gradevoli altrove (e in questa conferenza ho piu' volte scritto testi in merito).
Ma, oggi, dopo il voto del Senato, il problema non e' questo. Occorre capire come volare piu' in alto, e da questa comprensione -facendo tesoro delle incapacita' che abbiamo accumulato e che con apparente testardaggine continuiamo ad accumulare- far scaturire la diffusione del messaggio e l'articolazione della lotta.
Ma il punto e' che manca l'oggetto del volo piu' alto.
Se l'impostazione puo' andare ............ chiedo aiuto.