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Conferenza Movimento club Pannella
Segreteria Rinascimento - 4 aprile 1997
Da "IL FOGLIO" del 4 aprile 1997, pag.3

CINQUANT'ANNI DI ROSE E PUGNI TRA PANNELLA E I GIORNALISTI

IL REFERENDUM CONTRO L'ORDINE E' L'ULTIMA FASE Dl UN RAPPORTO CONTRASTATO. L'ANTAGONISMO CON SCALFARI

Il leader radicale si innamor della stampa a quindici anni. Comprava due copie il giorno di Risorgimento liberale, il quotidiano del Pli da dove Einaudi attaccava la corporazione. Gli anni del mondo e del Giorno e la comune militanza politica con il direttore di Repubblica.

Milano. I milioni di italiani che andranno a votare per il referendum sull'Ordine dei giornalisti lo ignorano, ma quel voto il risultato finale di un intenso rapporto di amore-odio: quello che da pi· di mezzo secolo lega Marco Pannella a giornali e giornalisti, e in particolare al pi· ricco (di gloria e di miliardi) fra loro, Eugenio Scalfari. I giornali Marco li ha sempre amati. Da quando, studente 15enne al liceo classico Giulio Cesare di Roma nel '45, si imbatte in "Risorgimento liberale", il quotidiano del Pli. Giß eccessivo allora, non si limita a comprarne una copia: "Mi interess talmente che da quel giorno ne ho sempre prese due una per me e una per i miei compagni di scuola". Proprio su Risorgimento liberale Luigi Einaudi sferr quello che a oggi rimane il pi· lucido attacco alla corporazione dei giornalisti. Marco nel '49 viene folgorato da un secondo giornale: il "Mondo", appena fondato da Mario Pannunzio. "Pannella si affaccia sempre pi· spesso nella redazione del Mondo a Campo Marzio - raccont

a Mauro Suttora nella sua biografia di Pannella del 1993 (I segreti di un istrione, Lilber) - ma non l'unico giovane a essere attratto da quel cenacolo di galantuomini i quali, oltre a confezionare il settimanale pi· sofisticato dell'epoca, trasformano la redazione in un salotto intellettuale perenne. In concorrenza con Marco per farsi notare dagli 'anziani' della cultura liberale italiana infatti c' Scalfari. E come Marco anche Eugenio, pi· vecchio di sei anni, un attivista della corrente di sinistra del Pli". La competizione fra i due giovani galli nel troppo affollato (d'ingegni) pollalo liberal-radicale inevitabile. Pannella negli anni 50 diventa il capo degli universitari italiani. Scalfari invece va a lavorare in banca a Milano, scrive articoli per l'Europeo di Arrigo Benedetti e sposa la figlia del direttore della Stampa. Nel 1955 fonda sia l'Espresso conBenedetti sia il partito radicale con Valiani e tanti altri. Compreso Pannella. Intanto anche Marco nel '59 debutta nel giornalismo con una le

ttera aperta a Palmiro Togliatti su "Paese Sera". Per esagera, calca troppo i toni e viene bocciato: dal Migliore, che lo liquida tre giorni dopo, sempre sul Paese ("Non accettiamo queste polemiche"), ma soprattutto da Scalfari che emette addirittura un comunicato pubblico per sconfessarlo, e perfino dal Mondo che gli dß del "cretino". Disgustato, Marco lascia l'Italia. Approda a Parigi dove, a corto di soldi si presenta alla redazione del Giorno in rue Saint Simon, 7 arrondissement. Comincia a collaborare con la corrispondente in carica Elena Guicciardi. Copre il turno di notte. "Era giß polemico - ricorderß l'allora caporedattore Angelo Rozzoni - invece di mandare il servizio richiesto inviava tre-quattro cartelle di 'controinformazione'. Era molto bravo e diligente, gli avrei dato un sette, ma aveva l'inveterata abitudine di fare a modo suo". Nel dicembre '62, dopo i rituali 18 mesi, Marco diventa giornalista professionista. Per contesterß sempre l'Ordine e rifiuterß gli sconti su aerei, treni e autost

rade. Il suo stipendio a Parigi e di 20 mila lire il mese. Di politica non si pu occupare, c' giß la Guicciardi. Ma nelle pagine di cronaca riesce a

infilare un'intervista a Jean-Paul Sartre sulla tortura, viene inviato a Cannes al festival del cinema, va a Tolosa per un'inchiesta sulle caserme, si occupa di Dalida. Una volta, da Milano lo incaricano di cercare Gina Lollobrigida a Parigi. "Le ho lasciato un messaggio in albergo", risponde sbrigativo con un telex che trasuda disinteresse. Nel gennaio '63 Pannella si dimette dal Giorno. "Mi licenziarono dopo un'inchiesta sull'Eni e Mattei - la sua versione - dopodich fui messo all'indice. Ero vietato da tutti, sia come firma che come notizia". Iniziano cosø 30 anni di giustificata paranoia, con giornali e tv sempre ossessivamente nel mirino. All'interno del Pr, Pannella guida l'opposizione a Scalfari con la propria corrente "Sinistra radicale", di cui fanno parte gli ex goliardi Massimo Teodori (futuro editorialista di Messaggero e Giornale) e Gianfranco Spadaccia (giornalista dell'agenzia Italia). E nel '63 conquista il partito. In quegli anni l'attivitß radicale ruota attorno a una battagliera agenzia

di notizie, visto che la maggior parte del gruppo dirigente formata da giornalisti. Memorabili le campagne contro l'Eni di Eugenio Cefis e il sindaco di Roma Petrucci (che finirß in galera), oltre a quelle per l'obiezione di coscienza e per il divorzio. Ma quest'ultima, iniziata nel '65, ottiene solo l'appoggio del settimanale plebeo-erotico Abc, e anche le altre iniziative radicali vengono snobbate dalla grande stampa. Cosø lievita il livore di Pannella verso i "colleghi". La direzione di "Lotta continua"

La situazione non migliora negli anni 70. Il Pci vede come il fumo negli occhi il referendum sul divorzio, perch rischia di "spaccare le masse". Invece Pannella accentua il suo impegno anticlericale e si riavvicina a Scalfari. Nel 71 fondano assieme la Lega per l'abrogazione del Concordato (cui aderiscono Leonardo Sciascia, Eugenio Montale, Ignazio Silone, Ferruccio Parri, Alessandro Galante Garrone) e tengono comizi anticoncordatari in giro per l'Italia. Sarß anche a causa di questa eccessiva vicinanza al libertario Pannella che nel 72 Scalfari perderß il seggio di deputato socialista conquistato nel '68. Intanto a Pannella arrivano una ventina di denunce per avere diretto il giornale "Lotta continua". Lui concedeva la propria firma a qualsiasi pubblicazione avesse bisogno di un direttore responsabile. Unica condizione: "Non voglio vedere una riga di quel che pubblicate". Per Lotta continua vengono incriminati anche Pier Paolo Pasolini, Marco Bellocchio. Umberto Eco, Lucio Colletti, Giovanni Raboni, Paolo

Mieli, Natalia Ginzburg e altri intellettuali firmano un appello a favore degli imputati. Ma il bastian contrario Pannella prende le distanze anche da loro: "Dubito che di 'pensiero', marxista o no, ce ne sia molto in chi pensa di 'fare la rivoluzione impugnando le armi contro lo Stato' (una delle frasi incriminate, ndr). Questo non un reato: un'imbecillitß, coeva pi· alle spedizioni fiumane di D'Annunzio che alla lotta politica odierna". Nel 73 Pannella torna alla professione di giornalista. Segue per l'Espresso le elezioni in Francia. Ma si arrabbia per i tagli e alcune censure subite dai suoi articoli. Due anni dopo l'Espresso aiuterß il partito radicale a raccogliere le firme per il referendum sull'aborto, e affiderß una rubrica settimanale a Pannella. Ma Marco la interrompe per protesta dopo il licenziamento da via Po del suo amico Lino Jannuzzi. Nel 73, in vista del referendum sul divorzio, Pannella fonda il quotidiano Liberazione, sull'esempio del neonato Liberation parigino diretto da Sartre (ven

t'anni dopo cederß la testata a Rifondazione). Ma il compito e sovrumano, perch la redazione e composta soltanto da Pannella stesso, da Vincenzo Zeno-Zencovich (oggi docente universitario, editorialista sul Sole 24 Ore e autore del pamphlet 'Contro la libertß di stampa'), Rolando Parachini e Roberto della Rovere (oggi al Corriere della Sera). Dopo un mese Liberazione diventa bisettimanale, e nel febbraio 74 chiude. Le dimissioni del presidente della Rai. Nello stesso anno i radicali propongono otto referendum. Uno di questi e contro l'Ordine dei giornalisti. Aderiscono Norberto Bobbio, Arrigo Benedetti, Adele Cambria, Gigi Ghirotti, Adriano Sofri, Giovanni Russo. Ma le firme raccolte si fermano a 170 mila. In compenso, quell'estate Pannella il primo a pronunciare alla tv italiana le parole "aborto", "lesbiche" e "omosessuali". Nonostante gli sforzi del capufficio stampa Rai Giampaolo Cresci (oggi direttore del Tempo),lo scandalo enorme. Alla fine il presidente Rai Ettore Bernabei si deve dimettere. Sul

caso Pannella intervengono sul Corriere Pasolini, Giuseppe Prezzolini, Giovanni Spadolini e Maurizio Ferrara, sull'Espresso Sciascia, Alberto Moravia e Giorgio Bocca. Il leader radicale diventa un personaggio nazionale e nel 76 deputato. Nelle liste del Pr abbondano i giornalisti: Enzo Marzo, Massimo Alberizzi, Riccardo Chiaberge e Cesare Medail del Corriere, Valter Vecellio (oggi inviato del Tg2) e Marco Taradash (per anlli a Prima Comunicazione), inventori delle rassegne stampa su Radio radicale. Stefano Rodotß, allora editorialista della neonata Repubblica, simpatizza. Ma l'attuale commentatore di punta del Corriere Angelo Panebianco, assieme a Teodori, il teorico piu raffinato del radicalismo. I1 culmine dello scontro tra Marco ed Eugenio. Nelle politiche del '79 alla pattuglia radicale si aggiungono sul versante giornalistico Maria Antonietta Macciocchi, Gigi Melega, Gianni Vattimo, Alfredo Todisco, Fernancla Pivano e Barbara Alberti. Scalfari appoggia Pannella nella battaglia contro la fame nel mondo

. Ma l'ennesima rottura (mai pi· ricomposta) fra i due awiene nel 1981, sulla "linea della fermezza" durante il sequestro Br del magistrato D'Urso. Pannella scatena i radicali, che mandano in tilt i centralini di Repubblica che rifiuta di pubblicare i comunicati brigatisti, condizione per la liberazione. Svela perfino i numeri di casa di Scalfari. "I brigatisti hanno definito Pannella 'sciocco demagogo' - risponde furibondo Scalfari in un editoriale - demagogo lo certamente, sciocco assolutamente no, come pu testimoniare chi lo conosce da trent'anni. (...) Pannella e un sovversivo, ne pi· ne meno delle Br. Le Br usano le pistole, Pannella le parole e lo psicodramma di massa". "Da Almirante a Valiani, da Scalfari a Berlinguer, si ricostituito il partito della forca, come ai tempi di Moro. Hanno bisogno di un cadavere per fare un golpe", replica Panllella da Radio radicale mobilitata giorno e notte dal direttore Jannuzzi. Nell'84 Scalfari viene condannato a risarcire Pannella con 70 milioni per un articol

o diffamatorio sul caso Cirillo. Il direttore di Repubblica si vendica tre anni dopo, attaccando Pannella per la candidatura di Cicciolina. Ma soprattutto su Bettino Craxi che i due hanno posizioni opposte: Pannella lo corteggia, Scalfari, innamorato di Ciriaco De Mita, lo detesta. Il culmine dello scontro fra Marco ed Eugenio viene raggiumo nel '93, quando Panllella organizza addirittura un convegno ad hoc contro Scalfari, Caracciolo e De Benedelti: "Sono associati per delinquere - spara - Scalfari un libertino mascherato da tartufo, che con una mano indica il dio della democrazia e con l'altra tocca le cosce dell'autoritarismo e della corruzione. Ha fornicato per anni con coloro che attaccava". Finirß mai la rivalitß fra il politico 67enne che non e riuscito a fare il giornalista e il giornalista 73enne che non riuscito a fare il politico (anche se il primo si illude di distruggere i giornalisti con il referendum, e il secondo spera in un posto da ministro o da senatore a vita)? .

 
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