REFERENDUM, IL VOLTAFACCIA DI PALAZZO CHIGI
Se i promotori nono piace il referendum estivo, bene vuol dire che si voterà in autunno. E' finito così, con un voto del senato ieri mattina, il tentativo di Marco Pannella e Pietro Milio di convincere il governo ad anticipare il voto referendario previsto per il 15 giugno. Eppure la giornata era cominciata sotto tutt'altro auspicio. Pannella e una rappresentanza dei comitati promotori dei referendum si erano incontrati, di prima mattina, con il presidente del consiglio e con una delegazione governativa formata dai ministri Bassanini, Bogi e Pinto. Motivo dell'incontro: proprio la questione della data. A Palazzo Madama, infatti, stava per essere esaminata la mozione presentata da Milio e firmata da più di cento parlamentari che chiedeva al governo di rivedere la usa decisione, anticipando il voto referendario ad una data anteriore al primo giugno. Palazzo Chigi era sembrato disponibile: alla fine del colloquio, Pannella aveva comunicato ai giornalisti che, sulla questione della data, il governo si sarebbe ri
messo alla decisione del parlamento. Prodi in particolare si era dimostrato abbastanza aperto verso le richieste dei referendari e aveva garantito un atteggiamento neutrale. Soltanto Bassanini aveva assunto toni duri, ma oggetto dei suoi strali erano stati soprattutto i quesiti proposti dalle regioni. Pochi minuti dppo, la versione del colloquio resa da Pannella era stata confermata ufficialmente da un comunicato della Presidenza del Consiglio. Ma, una volta arrivati in aula, i senatori firmatari della mozione si sono subito resi conto che il clima non era esattamente quello che ci aspettava. Nei banchi del governo era seduto il ministro degli Interni Giorgio Napolitano che malgrado le anticipazioni, non aveva preso parte all'incontro mattutino con i referendari. E dunque, da parte sua, non aveva fatto alcuna promessa. Napolitano, nell'esprimere il parere del governo, ha ripetuto esattamente tutte le sue argomentazioni a favore del 15 giugno come data ottimale per il voto. ConcedenDo così buon gioco ai pres
identi dei senatori della sinistra democratica e dei popolari. Cesare Salvi e Leopoldo Elia, infatti, si sono trovati nella facile condizione di dichiarare il voto contrario alla mozione, con la motivazione che non potevano permettersi di sconfessare il governo. Dopo le dichiarazioni di voto di Salvi ed Elia, la mozione Milio era spacciata. Bocciate le richieste dei promotori dei referendum, però, il Senato ha approvato un ordine del giorno presentato a sorpresa da Giulio Andreotti e che invita il governo a fissare, anche per decreto legge, la data di celebrazione dei referendum in autunno, in una domenica compresa tra il 15 ottobre e il 30 novembre: per non intralciare né le amministrative, né i lavori della Bicamerale. Ora tocca a Prodi la decisione finale, Malgrado l'apprezzamento dichiarato da Napolitano, Salvi ed Elia per la soluzione proposta da Andreotti, infatti, Palazzo Chigi potrebbe ancora decidere di tenere io referendum il 15 giugno. La reazione di Pannella al voltafaccia del governo è stata vio
lentissima: "Abbiamo riscontrato nessuna attendibilità nel presidente del consiglio. Prodi è insistente come qualità di governo e di leadership". Nessuna pietà neppure per Andreotti: "Ha firmato la nostra mozione e poi ha proposto di farci votare nel 2500. Andreotti è sempre Andreotti. Sempre di più". Malgrado la replica di Pannella , però, l'idea del senatore a vita non è delle peggiori. Persino i Riformatori, qualche giorni fa, avevano preso in considerazione una soluzione del genere: meglio votare ad ottobre che d'estate, si erano detti. Anche se, in questo caso, il parlamento avrebbe tutto il tempo per portare a termine alcune proposte di legge e superare così un altro buon numero di quesiti referendari. In dirittura d'arrivo ci sono, infatti, le leggi sull'obiezione di coscienza, e - se si considera il pacchetto Flick - anche sulla giustizia.
CRISTINA MISSIROLI