REFERENDUM, NO DEL SENATO A PANNELLA
Il leader riformatore indignato: "Prodi è assolutamente inattendibile. Era meglio perfino Craxi"
Bocciata la richiesta di anticipare il voto di giugno. Andreotti: rimandiamo a ottobre o a novembre
ROMA - Finisce come era iniziata: con un no ai pannelliani che al governo chiedevano di anticipare la data del voto sui referendum. Ma come in un bizzarro dell'oca per arrivare dal 15 giugno (data già stabilita) al 15 giugno (data che quasi certamente sarà confermata), c'è voluto un percorso di guerra che ha visto il governo affidare le sorti del voto al Senato, il Seanto bocciare la mozione dei referendari favorevole all'anticipo e approvare un ordine del giorno che propone addirittura il posticipo dei referendum al prossimo autunno. Ma il meglio sta alla fine, perché la "proposta indecente" non arriva da un provocatore istituzionale o un azzeccagarbugli del tecnicismo: arriva da Giulio Andreotti.
La frenetica mattinata del Senato - conclusa con l'esultanza della maggioranza, il silenzio del governo e l'ira di Pannella - era iniziata in verità a Palazzo Chigi. Un incontro di buon m,attino tra Prodi (con Pinto, Bassanini, Bogi e Parisi) da una parte e Marco Pannella dall'altra aveva fatto preludere a una possibilità di accordo. I riformatori chiedevano (con una mozione votata da un centinaio di senatori quasi tutti del Polo) l'anticipo del voto referendario perché il 15 giugno sarebbe stato disponibile spostare il voto al 25 maggio (dopo i due turni delle amministrative previsti il 27 aprile e l'11 maggio). Ma la parola, ha spiegato Prodi a Pannella, doveva essere del Senato. Il dibattito è andato avanti senza particolari scosse: con qualche senatore dissenziente dal proprio gruppo, ma in sostanza con il Polo a favore dell'anticipo e il centrosinistra (tranne i Verdi) contrario. Non molte dunque le possibilità di vittoria per Pannella. Ma il vero colpo di teatro è arrivato quando ha preso la parola Giu
lio Andreotti.
Il senatore a vita, pacato e didascalico, ha illustrato una proposta che, a suo dire, avrebbe potuto far contenti tutti: per evitare la scarsa affluenza alle urne; per non sovrapporre la campagna elettorale per le amministrative e quella referendaria; per salvaguardare un buon clima in Bicamerale e per permettere agli italiani di conoscere i quesiti di Pannella e Regioni, perché, anziché anticipare, non posticipare il voto tra ottobre e novembre? Un precedente, spiegava Andreotti, c'è già: nel 1987.
Tra grandi segni di assenso nel centrosinistra e poco consenso nel Polo l'ordine del giorno Andreotti è stato approvato e la mozione dei riformatori bocciata. Indignato Pannella: "Giulio Andreotti è sempre Giulio Andreotti. Aveva anche votato per la nostra mozione " Ma la colpa vera è "di Prodi, assolutamente inattendibile. Era perfino meglio Craxi". Nel centrosinisstra invece grande soddisfazione. Secondo il capogruppo della Sinistra democratica Cesare Salvi spetta al governo fissare la data dei referendum e delegare la scelta al Parlamento "è del tutto improprio, finora inedito nella storia repubblicana". Altrettanto deciso Leopoldo Elia, capogruppo Ppi: "Il Senato non si è lasciato suggestionare dalle pretese di Pannella".
"Non ho mai pensato, nemmeno per un momento, che la data sarebbe stata anticipata ", spiega Francesco D'Onofrio, Ccd: "Il Pds non voleva l'anticipo, perché altrimenti sarebbe saltata la possibilità di approvare due leggi che annullerebbero i referendum sulla caccia e sull'Ordine dei giornalisti. Leggi alle quali tengono". E su Andtreotti: "La sua proposta, come sempre intelligente, era mossa probabilmente dalla volontà di trovare una soluzione equa per tutti, ma alla fine è apparsa una mano tesa al centrosinistra. C'è un clima di scontro tra i poli sui referendum, e anche una proposta saggia può sembrare schierata "
E il governo? Giorgio Napolitano, in aula, aveva illustrato le ragioni che avevano portato alla scelta del 15 giugno, difendendole. Ma, aveva assicurato, "il governo si atterrà alla decisione assunta dall'assemblea" e "terrà nella massima considerazione la proposta Andreotti". La possibilità di un rinvio sembra però esclusa perché, come ha spiegato Napolitano, essendo necessaria una legge ad hoc servirebbe il consenso di tutte o quasi le forze politiche e dei comitati promotori. Consenso impossibile.
Paola Di Caro