UNA PROPOSTA: RADDOPPIARE LE FIRME
Di Marco Berti
ROMA - Nel prossimo futuro il referendum non avrà vita facile. E' un istituto superinflazionato - è la critica su cui quasi tutti i partiti sono d'accordo - e troppe volte viene utilizzato impropriamente. Ed ecco che la Bicamerale, mentre da un lato sta predisponendo alcuni meccanismi per rendere più complicata la loro presentazione, dall'altro ne sta allargando la tipologia. Tutti sono concordi, cinquecentomila firme per un quesito sono poche. E così la relatrice Ida Dentamaro, Cdu, propone di raddoppiare il numero o di fissarlo nel 2 per cento degli elettori di ciascuna Regione. La possibilità di ricorso al referendum, sempre secondo la proposta della Dentamaro, verrebbe ampliata mediante i nuovi istituti del referendum consultivo, di indirizzo o propositivo. Si darebbe luogo a referendum quando su una proposta di iniziativa popolare (per la quale occorrerebbero 100.000 firme e non più 50.000) il Parlamento non si sia espresso entro 1824 mesi, e il progetto sia stato sottoscritto da almeno un milione di ci
ttadini. Ci sarà discussione anche sulla delimitazione delle materie sottoponibili a referendum abrogativo: Ppi e Prc, per esempio, escludono le leggi elettorali.