IL POLO INSORGE: "SENTENZA POLITICA". E PANNELLA PREPARA NUOVE BATTAGLIE
Secondo Fini "la Consulta ha stabilito che le riforme le debbano fare i partiti e non i cittadini", mentre per Berlusconi "è prevalsa una volontà di conservazione". Mattarella passa al contrattacco: "C'è chi non dimostra di avere senso dello Stato".
ROMA Si sposta al Largo dei Lombardi, nel pomeriggio, la requisitoria di Marco Pannella contro "la banda che viola la legge e delinque", in primis Corte Costituzionale e capo dello Stato. "Abbiamo a che fare dice Pannella con dei delinquenti. Le istituzioni sono fuori legge. E un plotone di esecuzione contro la democrazia e la gente che ci ascolta. Pacciani fa molto meno male al Paese di questi giudici e di questi presidenti della Repubblica..." Poi, fa notare: "I referendum che hanno fatto passare sono quelli che possono rubare tra 20 giorni, un mese o due. Lo Stato di diritto non sanno dove sia di casa". Pannella non vuol fare la parte dello sconfitto: "La battaglia continua". L'intenzione è di ripresentare i 12 referendum bocciati, quello sul finanziamento pubblico ed altri. In tutto 20 referendum, ma solo se al movimento arriveranno almeno 10 miliardi di sottoscrizioni entro il 10 marzo. Duri commenti anche da molti esponenti del Polo. Per il leader di An Gianfranco Fini, bocciando i referendum eletto
rali e quello sul Csm, la Consulta ha emesso una sentenza politica, basata sullo stesso identico principio che stava a cuore ai sostenitori della Bicamerale: le riforme le devono fare i partiti e non i cittadini, ai quali è vietato esprimersi. Per noi è una ragione in più per sostenere l'Assemblea Costituente e per non rinunciare al presidenzialismo". Aggiunge Silvio Berlusconi: "Si tratta di scelte discrezionali, di tipo politico, nelle quali è prevalsa una volontà ed una logica di conservazione" . Il Cavaliere, poi, entra nel merito: "Ho potuto constatare la bocciatura del quesito sulla legge elettorale del Csm e sulla responsabilità dei magistrati per i loro errori. Anche qui, quindi, è prevalsa una logica di difesa della corporazione della magistratura". Nel centrodestra insorge anche il segretario del Cdu Rocco Buttiglione che esprime "stupore, sconcerto e sdegno" . "Si ha l'impressione aggiunge che considerazioni politiche abbiano pesato sulla decisione più della cura per la difesa del diritto". Seco
ndo Buttiglione si è in presenza di una "restaurazione di un sistema partitocratico che esclude i cittadini dalla decisione politica è già in atto". Ed un altro esponente del Cdu, Roberto Formigoni (che è anche presidente della regione Lombardia) alza il tiro contro la Corte che ha bocciato 7 dei 12 referendum proposti, appunto, dalle Regioni: "Una sentenza inaccettabile". "Appare incredibile ha aggiunto Formigoni che siano stati bocciati referendum come quello sul ministero del Turismo che era stato ammesso nel '93 e poi incredibilmente disatteso . Lo stesso vale per i referendum relativi ai ministeri dell'Industria e della Sanità ha aggiunto - che da noi erano stati redatti tenendo conto, alla virgola, delle contestazioni mosse a suo dalla stessa Corte Costituzionale". Ma nel Polo c'è chi la pensa diversamente. E' Clemente Mastella, presidente del Ccd, il quale, "come cittadino", condivide la scelta della Consulta. "Qualcuno - spiega farà fuoco e fiamme, con trovate carnevalesche, soprattutto per i ref
erendum che riguardano le leggi elettorali. Credo invece che il giudizio della Corte rassereni molto un Paese già travagliato da tante questioni e afflitto da tanti problemi". Il popolare Sergio Mattarella non è d'accordo con chi si scaglia contro la Consulta: "Si è assistito da parte di alcuni promotori ed esponenti politici e di alcuni giornali, ad un indecoroso tentativo di pressione sulla Corte, pressione ha aggiunto che hanno dimostrato quanto poco senso dello stato ci sia in alcuni ambienti". Sui referendum in materia elettorale, Mattarella ha sottolineato che con la loro bocciatura "si è evitato un infanticidio perchè avrebbero ucciso la Bicamerale impedendo le riforme": "La campagna referendaria avrebbe verchiato i lavori della Bicamerale". Nemmeno Pietro Folena, del Pds, condivide "la campagna di pressione e intimidazione nei confronti della Corte nè le reazioni del tutto al di sopra delle righe che si sono manifestate. Le decisioni della Corte costituzionale devono essere rispettate; ne leggeremo
poi le motivazioni. Per quel che ci riguarda se ci fossero stati 30 referendum, saremmo stati pronti a tutti e 30. Ce ne sono 11, li valuteremo nel merito. Siamo però convinti che tutta questa vicenda debba indurre a riformare l'istituto perchè è a che la Corte Costituzionale debba valutare l'ammissibilità dei referendum dopo che le firme sono state raccolte. Noi abbiamo già presentato una proposta per garantire di più sia i promotori ma anche le prerogative costituzionali della legge che stabiliscono le materie sulle quali non si possono tenere i referendum". Nel dibattito interviene anche un ex presidente della Consulta, Antonio Baldassarre, secondo il quale "il ricorso sempre più massiccio all'istituto dei referendum costituisce un problema politico che va dunque risolto in sede politica".