PANNELLA ESPLODE: GIUDICI PEGGIO DI PACCIANI
Il Marco furioso annuncia che riproporrà i quesiti bocciati se raccoglierà dieci miliardi
di Antonella Coppari
ROMA Un sorriso tiratissimo, che annuncia tempesta come ben sa chi lo conosce da un pezzo. Pannella imbocca a grandi falcate la porta della sala stampa di Montecitorio, e sbotta: "Ma è incredibile! E' l'una e mezza, Berlusconi sta parlando da un'ora e nessuno gli ha ancora fatto una domanda sui referendum....". Poco importa se il Cavaliere abbia cominciato la sua conferenza sulle riforme convocata in contemporanea con quella dei referendari affrontando la delicata questione: nel giorno in cui la Corte costituzionale ha bocciato dodici dei suoi diciotto referendum, l'ira del Marco nazionale non conosce davvero confini. Parte dai giudici: "Usurpatori del diritto, fascisti fuorilegge, siete peggio di Pacciani, servi del re". Passa per Scalfaro "indemoniato del potere". Transita per i giornalisti: "Sulle prime pagine dei giornali arriva solo m...: e ora che la non violenza, la nostra politica, faccia notizia". Per planare sull'attuale classe politica: "Con Berlusconi, D'Alema e Bossi continua il degrado, comi
nciato sotto l'egida di Cossiga, continua con Berlusconi, D'Alema e Bossi".
L'ira di Marco. I tamtam 'referendari' da giorni attivi nel Palazzo lasciavano poco spazio alle illusioni: "Noi speravamo andasse meno peggio, ma quelli sono golpisti", dichiara Pannella. Che, da politico consumato, aveva preparato la controffensiva: conferenza stampa, comizio, sfilata a lutto (20 modelli per 20 quesiti referendari stamane scenderanno dalla scalinata di Piazza di Spagna) insieme al gran finale al Teatro Adriano, domenica prossima a sancire
la "fine della maratona". E' mezzogiorno quando la Consulta ufficializza le sue decisioni; venti minuti dopo, Pannella entra in sala stampa a Montecitorio, indossa il cartello con su la scritta 066826 ("è il numero che deve fare chi vuole finanziare l'ltalia degli onesti contro l'ltalia dei tangentisti") e va a bomba: "Questi giudici, servi del re, che non sono proni al potere perchè condividono le stesse idee, hanno decimato i nostri referendum". Gronda sarcasmo: pensano di ammazzarci, non sanno, questi poveretti, che saremo noi ad accompagnarli al loro riposo politico. "Ci metteremo anni, ma riusciremo a interrompere questi golpe istituzionali".
L'ira di Marco. Come a ripercorrere i misteri dolorosi del suo particolare rosario, sgrana i quesiti bocciati: "Hanno fatto fuori il referendum dell'aborto sulla pancia delle donne. Hanno detto 'no' a quello di Tortora, tradendolo per la seconda volta. Hanno voluto evitare quelli sulla giustizia, sulla guardia di finanza: si sono sostituiti al voto di 40 milioni di italiani, hanno fatto fuori i referendum già plebiscitati...". Ma noi - continua siamo i partigiani della legalità e "proponiamo alla gente un contratto: se entro il 10 marzo raccoglieremo dieci miliardi, ripresenteremo tutti i referendum bocciati, insieme a nuovi quesiti: primo tra tutti, quello per l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti".
L'ira di Marco. E poi, tocca a Scalfaro. "Il sovrano ha detto a questa corte di servi di decimarci: è andato a Palazzo della Consulta più volte con questo messaggio, dimenticando che è un monarca costituzionale, non assoluto". Assicura: non è pentito di essere stato un suo grande elettore. "Ma ora lui è diventato un indemoniato del potere. Se credessi a certe cose, gli manderei un esorcista".