Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
dom 11 mag. 2025
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Conferenza Movimento club Pannella
Partito Radicale Rinascimento - 8 aprile 1997
Dal "Corriere della Sera" del 26 gennaio 1997 - pag. 1

AZIONI D'ORO E MANI DI PIOMBO

Governo, privatizzazioni, referendum.

di Angelo Panebianco

Golden share, azione d'oro. Gli italiani, quasi tutti, ancora non lo sanno, ma intorno a queste due magiche paroline inglesi, il cui significato è (ancora) oscuro ai più, sta quasi certamente per scatenarsi, nel Paese, una battaglia campale, senza esclusione di colpi. Se, come mi pare ovvio essa debba fare, la Corte Costituzionale dichiarerà ammissibile il referendum di Pannella per la abolizione delle norme sulla golden share, ne vedremo, nei prossimi giorni, delle belle, assisteremo a trasversali (trasversalmente) botte da orbi. E anche lo scenario politico ne verrà sicuramente condizionato.

La golden share indica uno speciale potere di indirizzo e di controllo che lo Stato si riserva di mantenere, dopo la dismissione, nelle aziende pubbliche che si è impegnato a privatizzare. E si tratta di un potere, almeno in teoria, molto ampio (per esempio, implica il gradimento del governo sull'ingresso di nuovi soci, il potere di veto su tutta una serie di delicate scelte aziendali, eccetera). Il sistema venne inventato dal governo della Thatcher all'epoca delle privatizzazioni britanniche. Importato in Italia, in un diversissimo contesto politico ed economico, esso acquista una assai diversa valenza.

Nel caso italiano, possiamo dire, la golden share assomiglia alla quota proporzionale della legge elettorale. Così come la quota proporzionale ha avuto e ha il poco onorevole compito di inquinare il maggioritario (e la sua presenza serve inoltre a mantenere viva in certuni settori del mondo politico la speranza di poter un giorno ritornare alla proporzionale pura o quasi), allo stesso modo le norme sulla golden share servono oggi, tanto ai nemici delle privatizzazioni quanto ai tantissimi privatizzatori riluttanti, per inquinare le privatizzazioni, servono come ultima diga contro il ritrarsi dello Stato, della mano pubblica (e quindi dei partiti), da settori cruciali dell'economia. Creano difficoltà alle privatizzazioni e lasciano aperta la porta, se il vento politico in materia di privatizzazioni dovesse cambiare, per riacciuffare con una mano ciò che si fosse stati costretti a mollare con l'altra.

Per questo, fra poco, gli italiani sapranno tutti, o quasi, che cosa significa golden share. E per questo, se il referendum ci sarà, la battaglia referendaria diventerà una specie di plebiscito, ad altissima carica simbolica, a favore o contro lo statalismo e l'ingerenza dei partiti nell'aconomia, a favore o contro una riforma in senso liberista della nostra costituzione materiale politicoeconomica. Si tratta di una bomba politica ad alto potenziale perché su questo tema la maggioranza di governo è divisa, così come è divisa l'opposizione. E sarà interessante, e anche divertente, vedere come saranno composte le coalizioni "trasversali" dei favorevoli e dei contrari.

Le privatizzazioni, piatto forte del programma elettorale dell'Ulivo, non hanno fino a oggi fatto un solo passo avanti. A causa delle fortissime resistenze di importanti settori della maggioranza (non solo di Bertinotti). Sono stati fin qui più i segnali negativi che quelli positivi. Il salvataggio del Banco di Napoli nel più classico stile della Prima Repubblica, ad esempio, la dice lunga sulla reale volontà di questa classe politica di voltar pagina rispetto al passato. E sempre sul versante dei segnali negativi: ricordate quando, pochi mesi fa, molti giornali scissero che l'Iri stava per essere liquidato? Beh, non era davvero intenzione di archiviare quel capitolo di storia (fascista e postfascista).

Una buona cosa appare oggi la nomina di Guido Rossi ai vertici della Stet. Guido Rossi è un tecnico di grande valore ed esperienza. E' un peccato, tuttavia, che sia stato in passato parlamentare eletto nelle liste del Pci (sinistra indipendente). Assieme a Chicco Testa, oggi alla guida dell'Enel, è un altro caso di nomina da parte dell'Ulivo di un ex parlamentare proveniente dalle file della maggioranza. Il che non è di buon auspicio per chi spera che cessi una volta per tutte la confusione tra management, sia pure (ancora) pubblico, e politica.

Cattiva cosa è soprattutto il fatto che, come ha notato Napoleone Colajanni sul Messaggero, il governo non abbia dato una spiegazione chiara sul perché Agnes e Pascale, i precedenti dirigenti della Stet, siano stati sostituiti (così come non era stata data una spiegazione chiara del perché, insediato il governo Prodi, costoro erano stati confermati ai loro posti).

Mi pare che, a questo punto, tutti i nodi e le contraddizioni in materia di privatizzazioni stiano venendo allo scoperto. Ad esempio, Guido Rossi (come del resto Franco Tatò, amministratore delegato dell'Enel) è notoriamente un nemico dela golden share.

Nel governo, al contrario, la golden share ha molti sostenitori. Per non parlare del partito di Bertinotti, che pensa di usarla come un grimaldello per ridurre al massimo l'impatto delle privatizzazioni. E anche sul fronte dell'opposizione le vedute sul tema sono diverse. Vedremo, nel rodeo che, presumibilmente, sta per cominciare, come si disporranno i concorrenti. Vedremo soprattutto chi, alla fine, sarà stato capace di tenere comportamenti coerenti e chi no.

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail