"FISICHELLA, HAI TROPPA PAURA DEL PRESIDENZIALISMO"
Taradash e Rebuffa rispondono al costituzionalista di An: la democrazia non correrebbe rischi.
ROMA - Un capo dello Stato la cui figura coincida o si sovrapponga di fatto a quella del premier: dell'ipotesi, discussa anche in bicamerale nell'ambito del dibattito sulla forma di governo, si è preoccupato ieri dalle colonne di questo giornale Domenico Fisichella. Il vicepresidente del Senato la ritiene estranea alla storia politicoisitituzionale del nostro paese e sconsigliabile soprattutto per l'accumulo di potere nella stessa persona che ne deriverebbe.
Ma alla tesi dell'esperto costituzionale di An si contrappongono di fatto le proposte per un "presidenzialismo perfetto" di due suoi alleati del Polo: l'altrettanto titolato professor Ettore Rotelli, senatore di Forza Italia, e il vicepresidente del gruppo di FI alla Camera, Marco Taradash, fautore di un presidenzialismo all'americana che unisca nella stessa persona i poteri del capo dello Stato e del governo. Alle preoccupazioni di Fisichella di tenere al di sopra delle tensioni dello scontro politico il capo dello Stato, Taradash replica che "la storia d'Italia, recente, dimostra che non c'è mai stata questa funzione super partes del capo dello Stato. Soprattutto negli ultimi tempi, con Cossiga e Scalfaro, la figura del presidente ha assunto sempre più una funzione di indirizzo di fatto che nega il ruolo di garante previsto dalla Costituzione.
Quanto ai rischi di eccessivo accumulo di potere paventati dal vicenpresidente del Senato, Taradash osserva che la soluzione "è un bilanciamento dei poteri: avere un presidentecapo dell'esecutivo forte e un Parlamento di controllo altrettanto forte. Questo è un modello americano di governo "diviso" in cui il presidente può anche non avere una maggioranza in Parlamento perché risponde agli elettori, mentre il Parlamento ha tutti gli strumenti per limitarne la forza. Altro bilanciamento necessario è il federalismo, perché se molti dei poteri decentrati allora i poteri centrali sono ridotti. Incuterebbero meno paura anche a chi, come Fisichella, appartiene a quella cultura che ritiene che la libertà non si apprende attraverso la libertà, ma attraverso il controllo e le restrizioni".
Le preoccupazioni del professor Fisichella lasciano perplesso anche un altro suo collega d'Accademia, Giorgio Rebuffa, tra i più attivi esponenti di Forza Italia nella Bicamerale. Il quale si conferma "un presidenzialista convinto - come del resto è la posizione ufficiale di An" e si dice convinto dal modello proposto dal professor Sartori di "presidenzialismo alla francese alternante che va sul capo dello Stato o sul primo ministro a seconda delle situazioni parlamentari. I pericoli di un'eccessiva concentrazione di potere che Fisichella vede in un presidente eletto direttamente io non li vedo, perché esiste il principio della responsabilità politica: se uno è eletto, è politicamente responsabile. Io però sarei per un mandato molto meno lungo dei sette anni dei presidenti francesi". Poi, aggiunge il professor Rebuffa, "la storia della Repubblica dice una cosa un po' diversa da quello che dice Fisichella, e cioè che i tentativi di intervenire nella materia politica dei presidenti della Repubblica sono stati
ampi, profondi e antichi, fin dai tempi di Einaudi".
Quindi, l'accumulo di potere ai vertici dello Stato derivante da una riforma istituzionale non dovrebbe turbare il sonno dei democratici? "Se fosse un accumulo di potere alla francese, sarebbe molto forte, ma nel modo con cui è stato disegnato da Sartori e nei termini in cui ne stiamo discutendo alla Bicamerale, non mi pare che ci sia questo accumulo. E infine vorrei sottolineare che il sistema francese è finalmente diventato bipolare solo in seguito all'elezione diretta del capo dello Stato".
R.P.