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Conferenza Movimento club Pannella
Segreteria Rinascimento - 8 aprile 1997
Da "LA REPUBBLICA " del 31 gennaio 1997, pag. 5

PANNELLA URLA "ASSALTEREMO IL PARLAMENTO"

Il leader radicale chiama "un esercito partigiano" contro i compagni di merende e di regime"

Di Sebastiano Messina

ROMA A mezzogiorno Pannella, il comandante dell'esercito rivoluzionario nonviolento radicale, si appende al collo il cartello di combattimento, aspira a pini polmoni l'ultima boccata di sigaro militare e lancia il suo tonante grido di battaglia: di quei 18 quesiti, solo sei i meno dirompenti sono stati ammessi dalla Corte Costituzionale. Gli altri 12 non si faranno, almeno stavolta, "per mano di otto usurpatori travestiti da giudici costituzionali", "otto compagni di merende e di regime". E allora il comandante Marco si mette a capo di "un nuovo esercito partigiano" e chiama "la bella Italia dei 12 milioni di firme" alla rivolta e al versamento, "ora e sempre resistenza contro i

neofascisti e i neocomunisti", e intanto "chiamate lo 066826 e date ai partigiani un tozzo di pane con la vostra carta di credito". La rivoluzione, ecco l'ultimo obiettivo di Pannella. Dopo Gandhi, arriva Zapata. L'analisi è semplice: l'ennesimo colpo di ghigliottina della Consulta conferma che "ci vuole una soluzione storica rivoluzionaria, magari di un momento, di interruzione della legalità". Bisogna fare di Roma una Nuova Belgrado, con la piazza che insorge contro il regime. Alle sei di sera, quando sale sulla sua postazione avanzata a largo dei Lombardi, prendendo il microfono della maratona oratoria romana, lo dice chiaro e tondo: "Per molto meno, per molto meno da tre mesi a Belgrado un popolo è in rivolta contro le istituzioni, contro una Corte come questa di Roma, e forse sono gli stessi che girano per il mondo, fanno una sentenza a Belgrado, si spostano a Roma poi vanno a Cuba e continuano: giudici anticostituzionali in servizio permanente effettivo". E che, gli italiani possono essere secondi ai s

erbi? Non sia mai: "Domenica convochiamo il popolo romano al teatro Adriano, e lì vedremo se un po' della dignità della gente di Belgrado abita anche quella di Roma ". Se funziona passerà alla "lotta armata". Una lotta armata alla Pannellla, si capisce, dove i proiettili saranno democratici, nonviolenti e di carta, e le bombe saranno confezionate con i titoli esplosivi e gesti che faranno il botto. Però ci sarà anche qualcosa di nuovo e di più forte, e lo stesso Pannella fa balenare l'immagine di un assalto al Parlamento: "Siamo un esercito partigiano e abbiamo il dovere di interrompere la flagranza dei delitti. Dobbiamo metterci in condizione di interrompere sedute istituzionali che siano colpi di Stato. Una riunione del Parlamento che viola la legge in modo flagrante, come sul finanziamento pubblico dei partiti, il popolo deve essere in grado di interromperla". E fa un certo effetto, in una saletta di quel Parlamento che un giorno, forse, chissà, il comandante Marco cercherà di invadere all'improvviso, asc

oltarlo mentre si appropria dell'agghiacciante lessico sanguinante delle Brigate Rosse, sia pure per impastarlo nella macchina pannelliana delle parole: "Avremo delle riunioni strategiche che faranno i nostri comunicati numeri 1, numero 2 e numero 5, e può darsi che Scalfari o i suoi eredi pubblichino questi comunicati anche se non eseguiremo l'ordine di di mandargli un cadavere ad accompagnare ogni risoluzione. Inizia una nuova storia, ve ne accorgerete. Sono pronto, insieme ai cittadini, ad armare un'offensiva di nonviolenza e di controviolenza, che ci sbarazzi dei fuorilegge che occupano il potere in Italia. Ci vorà un anno, sei mesi o due anni, ma lo faremo". Dove sarà, l'esercito clandestino del comandante Marco? Nella sede radicale di Torre Argentina, dove Rita Bernardini coordina con dolce fermezza i linguisti dell'Associazione Esperantista o i giuristi di "Non c'è pace senza giustizia", cento ragazze telefonano a casa di 50 mila vecchi iscritti (alzando in un mese due miliardi e mezzo) e un giovane

grafico prepara al Macintosh l'ultima edizione di "Millemarchi", la fotostoria del Grande Capo? Mah. Forse si sta radunando a Largo dei Lombardi, a due passi da quello che fu il quartier generale di Bettino Craxi, dove una tenda di plastica protegge da 117 giorni quello che Pannella ha definitivo "il più lungo a affollato comizio nella storia del mondo", a dispetto del deserto in cui hanno parlato tutti prima di lui, "perché c'è Radio Radicale che hanno garantito anche a notte fonda decine di migliaia di ascoltatori a chi parlava". L'arrivo di Pannella in doppiopetto blu, mai capo guerrigliero indossò divisa più elegante ha dato vita a un raduno spontaneo di tutti i reduci e i veterani che non hanno rotto con il profeta radicale, da Gianfranco Spadaccia a Cicciomessere, da Angiolo Baldinelli a Sergio Stanzani. Eppure stanno un po' in disparte, non si comportano come colonnelli della riserva richiamati in servizio. Unico indizio dell'incombente lotta armata, quella signora in terza fila che ha già indossat

o un elmo: ma è quello nazista della Wermacht, e va abbinato al cartello che lei porta sul petto: "Membro della Corte costituzionale". Non vale.

Pannella però fa sul serio. Imbraccia il microfono da campo e fa partire due raffiche delle sue pallottole fatte di parole. La prima, violentissima mitragliata nonviolenta è contro la Corte costituzionale, "la Corte del sovrano, un plotone d'esecuzione, una banda di usurpatori che stanotte ha fatto un gigantesco falò con le firme di nove milioni di italiani". Poi li chiama "traditori della patria e della legge" e aggiunge per buona misura che "Pacciani ha fatto molto meno male al paese di questi giudici". Non dice che sono "la grande cupola della mafiosità partitocratica" o "una banda di golpisti di

regime", ma solo perché gliel'ha già detto troppe volte. Per loro c'è un messaggio: "Auguri. Alcuni di loro hanno prebende e onori assicurati per nove anni. Non ce la faranno. Non passeranno, questi nove anni". La seconda sventagliata di aggettivi è per Scalfaro, "il calabro piemontese". Si, l'ho candidato io, ammette Pannella, "ma allora era un difensore della legalità". "Poi, purtroppo, è finito nelle mani del Maligno, è caduto in tentazione, è diventato un indemoniato del potere ed ha affogato così la sua storia. Che devo dire? Se ci credessi, gli manderei un esorcista...".

 
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