PANNELLA IO STO CON GIANFRANCO
"Ha messo il dito sulla piaga". Poi sui referendum attacca la Consulta.
Le pressioni dei riformatori aspettando il responso della Corte, atteso entro una settimana.
ROMA La maratona oratoria dei Riformatori per i referendum è giunta al centesimo giorno e Marco Pannclla coglie l'occasione, tra l'altro, per commentare le posizioni del Polo sulla Bicamerale. "Fini dice Pannella ha posto finalmente il dito sulla piaga e gliene va reso pubblicamente merito, augurandosi che abbia la forza di reintegrare il rispetto del contratto con gli elettori di tutto il Polo e non solamente di An". Secondo il leader riformatore "se in Berlusconi prevalesse ancora una volta in questa occasione la sua politica di resa a discrezione dell'avversario (non importa perché o in cambio di che), sarebbe meglio affrontare la rottura oggi che doverla subire in futuro in posizione di ulteriore perdita di credibilità e di prestigio del Polo". La Corte Costituzionale ha intanto ripreso ieri l'esame dei trenta referendum sottoposti al suo vaglio per deciderne l'ammissibilità o meno. Dopo aver discusso i criteri generali da seguire, è passata all'esame del merito dei quesiti. A Palazzo della Consulta
non si fanno previsioni sui tempi di conclusione dei lavori: c'è però chi dice che il collegio potrebbe concludere tra la fine della settimana e gli inizi della prossima. Quanto alle previsioni sui referendum che passeranno, gli esperti ritengono che ne verranno bocciati almeno la meta. Così Pannella ha già messo le mani avanti: "Il gran consiglio del fascismo governava al di la degli interessi del partito. Qui, sette persone (la metà dei membri della Corte costituzionale ndr) possono annullare quello che abbiamo conquistato nella resistenza con il sangue: il diritto di votare.. . "Il nostro Paese rincara la dose il leader storico radicale è più avvilito della ex Jugoslavia. Se la Corte costituzionale avesse fatto a Belgrado quello che ha fatto a Roma, ammettendo la legge sul finanziamento pubblico ai partiti e cancellando la volontà popolare già espressa con il referendum, sarebbe sceso in piazza almeno mezzo milione di persone. Ora i giudici della Corte sono di fronte alla scelta fra onorare se stessi e i
l diritto, sorprendendo l'Italia, o mettere una firma da gangster sul bottino democratico dei referendum". All'esame della Corte trenta quesiti: il collegio avrebbe deciso, almeno come programma di massima, di procedere esaminando i referendum cosi come sono stati iscritti. Nell'ordine: si va dall'abolizione del Dipartimento turismo e spettacolo, e del ministero dell'Industria, all'abolizione dei controlli dello Stato sugli atti amministrativi delle Regioni, all'abolizione della figura dei segretari comunali e provinciali, alla richiesta che gli enti locali possano indire concorsi unici per l'assunzione di personale. E ancora, tra gli altri, i referendum per l'abrogazione del ministero delle Risorse agricole, e del ministero della Sanità; poi la consultazione in materia di interruzione della gravidanza, e quella per l'abolizione dell'Ordine dei giornalisti, il quesito sulla liberalizzazione della produzione, della vendita e del consumo delle cosiddette droghe leggere, su quella per la limitazione della pubbl
icità sulle reti Rai. Gli altri referendum dei quali la Corte deve decidere l'ammissibilità sono quello sulla smilitarizzazione della Guardia di Finanza, l'abolizione del Pubblico Registro Automobilistico, il referendum sulla responsabilità civile dei magistrati. Intanto, dice la sua sui referendum, anche Claudio Martelli. "Sulle vicende della Bicamerale e delle ombre che l'accompagnano ho molti dubbi. E lo strumento della Costituente mi pare contraddittorio rispettato ai fini che si propone: si eleggerebbe un'assemblea su base proporzionale per consolidare il sistema elettorale maggioritario". E allora, per Martelli, meglio il ricorso ai referendum.