"BERISHA SE NE DEVE ANDARE": ED E' SUBITO BUFERA.
Fassino: "Non parlavo a nome del governo". Prodi: ci sono state incomprensioni.
Tensione tra i partiti per una frase del sottosegretario agli Esteri pronunciata nella direzione del Pds. Le scuse del premier ai vertici albanesi.
Di Maurizio Caprara
ROMA La sua intenzione era quella di dire che no, adesso non si può mandar via il presidente Sali Bensha come vorrebbe Rifondazione, perchè la situazione albanese è troppo precaria per farlo e perchè, poi, questo avverrà quasi inevitabilmente con le prossime elezioni. Ma Piero Fassino, sottosegretario agli Esteri, deputato del Pds, non sapeva o non ricordava quanto era stato comunicato da Botteghe Oscure lunedì scorso con un fax ai giornali: "I giornalisti potranno seguire i lavori della riunione attraverso un circuito chiuso". Così, davanti alla platea della direzione del suo partito, Fassino si è espresso offrendo uno spaccato della politica estera italiana ben più esplicito di quanto finora era comprensibile, ma lasciato alle interpretazioni altrui e non alle dichiarazioni. "Il governo di unità nazionale è stato imposto a Berisha. Berisha ventiquattr'ore prima, aveva detto a Prodi che non l'avrebbe fatto mai", ha spiegato il sottosegretario sulla nomina del sindaco di Argirocastro Bashkim Fino a primo
ministro. "Che Berisha se ne debba andare è chiarissimo. almeno a noi. E non solo al Pds, al governo. Ma se noi diciamo "Berisha via subito" come vorrebbe Bertinotti il governo di unica nazionale salta", sono state le frasi che dal circuito chiuso tv sono rimbalzate presto su radio. agenzie di stampa e che il Polo ha colto al volo per frenare la propria disponibilità ad appoggiare il governo Prodi nell'invio dei soldati in Albania. "Berisha ci ha dato il destro per fare questo: ha detto che se perde le elezioni se ne va . era stata la specificazione del sottosegretario. Lo sanno tutti che una missione militare, benchè umanitaria, non è indifferente a quanto succede nella politica del Paese dove viene spedita. Ma è anche vero che in pubblico non lo si dice, e che 1'0nu ha dato mandato alla forza multinazione di protezione per una presenza neutrale. Ragione per la quale il presidente del Consiglio ieri sera ha dovuto inviare due lettere urgenti a due personaggi di potere dell'Albania che si detestano assai d
i più di quanto si sopportino poco Prodi e Massimo D'Alema: Berisha e Fino. "Anche alla luce di eventuali incomprensioni che possano essere insorte parlando al Senato ho esposto la posizione del governo italiano sulla situazione interna in Albania nei termini seguenti: "Noi non andiamo in Albania per intrometterci o per farci coinvolgere nella complessa situazione locale", ha scritto Prodi. "Non vi andiamo per riaffermare preminenze o tutelare interessi di parte. Vi andiamo per offrire agli albanesi il concreto appoggio necessario affinchè essi medesimi ristabiliscano, come è loro responsabilità, le condizioni di una vita civile nel loro Paese attraverso libere elezioni", ha garantito. Da giorni il giudizio su Berisha personaggio contestato dai socialisti in Albania e criticato da più voci in Europa per i brogli nelle ultime elezioni politiche, tiene distanti sinistra e centrodestra. Una settimana fa, Prodi e andato ad Argirocrastro, ha incontrato Fino e non è passato da Berisha a Tirana. Sabato scorso, Pie
r Ferdinando Casini e Clemente Mastella sono andati a Tirana e sono stati ricevuti dal presidente, non da Fino. Diventato bersaglio dell'intero Polo, con Mastella che consigliava ad Angelo Sanza di chiederne le dimissioni come fecero con lui "i compagnucci", ai tempi del governo De Mita, Fassino ha dichiarato che in mattinata parlava "in una sede di partito e non a nome del governo", che le scelte sugli assetti politici albanesi., spettano "soltanto al popolo albanese". Era stato un discorso fuori dai denti, ma didattico e non iracondo quello del sottosegretario. La sua versione era che sapeva dei microfoni accesi. "Da Adamo ed Eva l' Albania non ha conosciuto un solo giorno di democrazia" aveva premesso. L' unica impennata era stata su Casini e Mastella: "Non distinguono l'Albania da un paracarro, parlano perchè devono parlare". Nella ricostruzione delle mosse italiane anche dettagli poco noti: per superare la mancanza d! dialogo tra governo e opposizione la nostra diplomazia, a cominciare dall'ambasciator
e Ferraris. ha favorito contatti che portassero alle elezioni amministrative dell'ottobre scorso, non contestate a differenza delle politiche precedenti. Dopo aver riferito di un viaggio di Giorgio Napolitano il 9 novembre o dicembre in Albania, Fassino ha riferito che il ministro degli Esteri era andato a richiamare l'attenzione di Tirana sulla truffa delle finanziarie, un affare "nel quale sono coinvolti anche settori finanziari, più o meno leciti, italiani". Per spingere al controllo su queste, il governo aveva sospeso all'Albania un " finanziamento di 200 miliardi. che li non sono fragoline". All uscita. Fassino ha calcato l'accento sulla necessita di regolari elezioni a Tirana. D' Alema ha tentato di arginare l'idea di ingerenze italiane. Al Polo non è bastato. E per ora neanche a Rifondazione anche se il manifesto oggi dedica la copertina a una foto di Fassino con una massima classica nella tradizione comunista internazionale: " La verità è rivoluzionaria" .