L'IRA DI AN: "L'ULIVO NON PRIVATIZZA, LOTTIZZA"
Cauta Forza Italia: "Buoni i manager scelti, sbagliati i tempi". Nesi ironico: "Era meglio nominare Cuccia"
Di Michele Concina
ROMA - Pronto, chi parla? A destra, non parla nessuno: molti, semmai, urlano. Gridano con tutto il fiato che hanno in corpo il cambio della guardia che appare imminente ai vertici della Stet, con inevitabili riflessi sulla più importante delle privatizzazioni in calendario. "Bisognerebbe appendere un cartello con la scritta: "Qui si lottizza non si privatizza", ruggisce Maurizio Gasparri, coordinatore dell'esecutivo di Alleanza nazionale. Secondo lui, la prevista nomina di Guido Rossi a presidente e di Vignano ad amministratore delegato e un passo indietro: "Se si doveva privatizzare o vendere si vendeva, non si cambiavano i vertici". Per l'ala estrema del Polo, Rossi e Tommasi sono prima di tutto personalità "vicine" alla maggioranza, e solo in secondo luogo tecnici dotati di un lungo e denso curriculum. E forse, rappresentano l'occasione di seminare sassi sulla strada di quella intesa sugli strumenti di riforma istituzionale che An ha subito senza condividere. "Cambiare Ernesto Pascale, che non ha demerit
ato, con una persona come Rossi, del quale non si discute la professionalità ma che è schierato apertamente con l'Ulivo, significa cercare lo scontro con l'opposizione", tuona il senatore Riccardo De Corato. "L'Ulivo è ormai alla conquista manu militari di tutto quel che può occupare". E Domenico Gramazio si lancia all'assalto dell' "economista rosso". Forza Italia, a quanto pare, vede ove mira l'alleato. Perciò i grossi nomi evitano di scoprirsi, mentre i luogotenenti adottano toni più misurati. Quei nomi "mi potrebbero anche piacere, se fossero figli di una politica dichiarata. Condivisa o no, ma chiara", distingue Paolo Romani, membro dell'esecutivo. Invece, "non sono stati ancora risolti i problemi di fondo". Mentre il responsabile per le telecomunicazioni, Ilario Floresta, riconosce "il comprovato valore di Tommasi", anche se manifesta "forti perplessità sull'improvvisa accelerazione delle nomine". Tra i "piccoli" del Polo, l'unico a pronunciarsi è il Cdu di Rocco Buttiglione: per bocca di Angelo Sanza
parla di "grave errore" e di "chiaro episodio di lottizzazione". I pannelliani si concentrano sulla questione della golden share, il meccanismo che consentirebbe allo Stato di mantenere la sua influenza sulle aziende da privatizzare. Rossi l'avversa da tempo, mentre i club Pannella hanno promosso un referendum per abolirla. Su questo punto, secondo Paolo Vigevano, si vedrà se il presidente in pectore della Stet si comporterà "da boiardo o da manager". Ma i malumori toccano anche i settori della maggioranza. Ernesto Stajano, che è deputato di Rinnovamento italiano (il partito di Lamberto Dini) e presidente della commissione Trasporti e Telecomunicazioni, riconosce che "Rossi è un ottimo professionista", ma considera "fortemente inopportuno, in questa delicata fase di passaggio verso la privatizzazione, un mutamento degli uomini che dirigono la Stet. Si trasmette inquietudine ai mercati, e si dà l'impressione di una manovra di palazzo". E' sui tempi anche la critica di Gianfranco Morgando, responsabile per le
politiche economiche dei Popolari. La competenza dei due candidati, afferma, è "indiscutibile". Tuttavia, "ci convincono meno i tempi della decisione: si potevano attendere le assemblee societarie". Gli uomini che contano nella maggioranza tacciono. Anche loro, forse, temono di danneggiare il delicato equilibrio che si va costruendo sulla Bicamerale. Parla solo Pierluigi Bersani, ministro dell'Industria: ma bada a tenersi sulle generali. Per le privatizzazioni, sostiene, quelle di oggi sono "novità positive". Però "non accetto che si continui a mettere in croce i 'boiardi'", cioè i manager delle industrie pubbliche. All'esterno dello schieramento, Nerio Nesi mette in chiaro che per Rifondazione comunista Rossi è un avversario, per le sue posizioni sulla golden share e per i buoni rapporti con Mediobanca. "Sarebbe stato meglio nominare direttamente Enrico Cuccia".